Si sono rivolti in una lettera alla Procura di Roma per chiedere verità e giustizia in merito all'assassio di loro figlio, l'ultrà della Lazio noto come Diabolik, ucciso nel 2019 al parco degli Acquedotti
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"L'omicidio di nostro figlio, Fabrizio Piscitelli, è un crimine che a oggi resta irrisolto: alla Procura di Roma chiediamo che il caso non venga archiviato". Lo scrivono in una lettera inviata all'Adnkronos i genitori dell'ultrà della Lazio noto come Diabolik, ucciso nel 2019 al parco degli Acquedotti. "Fabrizio fu assassinato - rivelano - perché voleva abdicare al 'trono' (usiamo questo termine per essere sintonici con chi lo ha definito 'quinto re di Roma')".
"Invochiamo ancora una volta il procuratore Prestipino, che per primo in commissione antimafia connotò e qualificò il delitto come un'esecuzione mafiosa: vogliamo sperare che malgrado le destabilizzazioni del momento, voglia procedere con il suo passo e la sua esperienza per dare giustizia a nostro figlio, indipendentemente dai titoli, dalle responsabilità e dalle colpe che lo riguardano".
''Nel silenzio ingombrante sulla morte di nostro figlio, interrotto solo da gettate di fango periodiche, diamo sfogo al nostro dolore cogliendo lo spunto dalla trasmissione 'Non è l’arena' in cui si è riparlato del suo funerale'', che, spiegano i genitori, "continua ad essere strumentalizzato con i forzati accostamenti a quello del signor Casamonica", anche se "non c’erano carrozze con cavalli neri, elicotteri che spargevano petali di fiori, strade chiuse dalla polizia per permettere tale celebrazione in un quartiere popoloso come Cinecittà, né gigantografia di nostro figlio affissa al muro della chiesa''.
''Se il funerale di Fabrizio è stato così discusso ed oggetto di errate interpretazioni - aggiungono i genitori - non dipese da noi che, straziati dal dolore, cercavamo solo una celebrazione degna come poi è stata e che rispettasse il principio del qui ed ora e nulla di più''.
"Nostro figlio nella sua assenza ha già fatto consumare fiumi di inchiostro per riempire brutalmente pagine di giornali o per colmare buchi neri di palinsesto - scrivono - è stato descritto nelle sue forme peggiori e come pochi altri potremmo dire; certamente ha imboccato strade assai diverse e lontane nel suo percorso di crescita rispetto a quelle indicate da noi genitori semplici ed onesti''.
''La sua evoluzione o involuzione ci ha lasciato atterriti così come descritta e così contrastante dal nostro viverlo poiché, poveri noi, eravamo fermi alla sua condanna espiata interamente e senza sconti e ad i suoi tentativi di intraprendere iniziative costruttive e legali. Ha trovato però porte chiuse come spesso accade a chi prova una ripresa esistenziale diversa", aggiungono il padre e la madre di Fabrizio Piscitelli, ricordando che Diabolik ''è stato ucciso da uomo libero, in un parco pubblico, in un pomeriggio estivo in presenza di adulti e bambini, nonostante avessimo poi appreso che Fabrizio era controllato a vista dagli organi investigativi (casualmente tranne nel giorno del suo assassinio) per una indagine in corso''.
''Ad oggi - ci tengono a sottolineare ancora il padre e la madre di Fabrizio Piscitelli - forse per coazione a ripetere, si parla di lui solo rivisitando ruoli e abbinamenti criminali senza mai fare cenno alla mancata risposta della giustizia''. Le ipotesi e le interpretazioni, affermano i genitori di Diabolik, "mai hanno considerato che forse nostro figlio volesse invece 'abdicare al trono' (come a noi allo stato attuale risulta da fonti accertate). Alcuni ripensamenti umanamente possibili non sono però contemplati né in certi ambienti, né in altri''.
"Noi siamo genitori ultraottantenni costretti a convivere con un dolore immenso e con il desiderio di voler morire solo dopo aver visto l’ergastolo assicurato agli assassini. Vogliamo sperare che malgrado le destabilizzazioni del momento, voglia procedere con il suo passo ed esperienza per dare giustizia a nostro figlio, indipendentemente dai titoli, dalle responsabilità e dalle colpe che lo riguardano''.