Il Comune di Roma ha messo a bilancio il valore presunto del "tesoretto" che in realtà non varrebbe più di 40mila euro
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Una truffa decisamente cara quella che sembrerebbe essere stata rifilata al Comune di Roma. Il Campidoglio nel 2011 accettò infatti a garanzia di un credito di 55 milioni di euro un rocchetto di nichel, un filo sottilissimo che srotolato supererebbe i 200 chilometri. Il "materiale preziosissimo" rifilato al Comune di Roma invece non varrebbe più di 40mila euro. E nel frattempo sarebbero stati spesi circa 200mila euro per custodire e proteggere il "tesoretto".
Crediti e debiti - Come riporta "Il Messaggero", la storia ha inizio nel 1997, quando il Comune di Roma, per realizzare un deposito dei bus, espropria un appezzamento agricolo. I proprietari insorgono e fanno causa al Campidoglio chiedendo un indennizzo di 65 miliardi di lire che si vedono riconoscere sia in primo grado sia in Appello. Per fare cassa il prima possibile, i proprietari del terreno cedono il credito a un finanziere, Giovanni Calabrò, sebbene per una cifra inferiore.
Il rocchetto di nichel - Nel 2004, Calabrò, grazie ad un decreto ingiuntivo, riesce a incassare per intero la somma, ma nel 2005 arriva la sentenza della Cassazione che ribalta la decisione. Adesso è il finanziere a dover restituire la somma al Campidoglio. Ed ecco che arriva il rocchetto di nichel.
Calabrò, adducendo difficoltà finanziarie, riesce ad ottenere di dare in garanzia una partita di nichel wire, il famoso rocchetto di nichel, dal presunto valore di circa 36 milioni di euro.
A questo punto in teoria il Comune di Roma avrebbe dovuto aver rivenduto il rocchetto di nichel per rientrare della somma, ma l'asta per venderlo va sei volte a vuoto. Il "tesoretto" resta in un caveau con relativi costi, calcolati in circa 200mila euro. Ma c'è un altro "ma".
Le indagini su Calabrò - Nel frattempo infatti le Fiamme Gialle, dopo il crac di un'azienda di Calabrò, iniziano ad indagare, scoprendo che un altro rocchetto di nichel, che il finanziere ha tentato di piazzare, inizialmente stimato circa 15 milioni, vale in realtà poco più di 20mila euro.
Ed è così che ad aprile 2018 la guardia di finanza sequestra anche il rocchetto romano e il sospetto di essere stati "gabbati" diventa quasi certezza. Secondo quanto riportato da "Il Messaggero" infatti una nuova recente perizia ha accertato che il "tesoretto" varrebbe solo poco più di 40mila euro.
I guai per il Comune di Roma - I guai per il Campidoglio non si limitano solo al trovarsi nella parte della vittima della truffa, ma hanno uno strascico a livello di bilancio. Il Comune infatti fino ad oggi ha messo a bilancio 55 milioni di euro come contropartita del rocchetto, il valore stimato sarebbe infatti cresciuto nel corso del tempo, pur senza aver mai incassato la cifra. Valore che adesso si è decisamente sgonfiato, lasciando al suo posto un "importante" buco.