Al centro della vicenda una tangente di 370mila euro. La difesa dell'ex capo del personale del Campidoglio ha sempre sostenuto che si fosse trattato di un "prestito"
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Raffaele Marra, ex capo del personale del Comune di Roma, è stato condannato a 3 anni e 6 mesi di reclusione dalla II sezione penale del Tribunale di Roma. Marra era a processo con l'accusa di corruzione. Ufficiale della guardia di finanza fino al 2006 e successivamente funzionario pubblico, era stato arrestato due anni fa per aver intascato una tangente, utilizzata poi per comprare un appartamento.
I giudici hanno disposto anche un risarcimento di 100mila euro in favore di Roma Capitale e hanno dichiarato estinto il rapporto con la pubblica amministrazione e la confisca dell'appartamento in zona Prati Fiscali al centro della vicenda.
I fatti - Nel procedimento era coinvolto anche il costruttore Sergio Scarpellini morto il 20 novembre scorso. Secondo l'accusa, Scarpellini avrebbe dato nel 2013 quasi 370mila euro a Marra, all'epoca direttore dell'ufficio politiche abitative. Nel 2009 c'era poi stato un altro "regalo" del costruttore a Marra: un appartamento in zona Eur, ottenuto con uno sconto di mezzo milione di euro.
La tesi della difesa: un prestito fra amici - Quella che è stata ritenuta dai giudici una tangente, per la difesa di Marra sarebbe stato invece un prestito. Secondo Scarpellini, entrambe le cose: in sede di interrogatorio l'immobiliarista, aveva ammesso di aver pagato per non scontentare il potente funzionario del Comune.