Il marocchino 45enne con cui la vittima aveva avuto una breve liaison è accusato di omicidio volontario. Il pm gli contesta l'aggravante della premeditazione
Dopo l'arresto a Roma Adil Harrati, il marocchino 45enne che ha ucciso con 20 coltellate Rossella Nappini, non ha aperto bocca davanti agli inquirenti: è rimasto in silenzio e non si esclude che si comporterà così durante l'udienza di convalida del fermo. L'uomo, operaio tuttofare e immigrato irregolare, aveva avuto una breve relazione con l'infermiera ad aprile, durante lavori di ristrutturazione nella casa dove la donna viveva con la madre di 80 anni. Il giorno del delitto, Harrati si trovava proprio in quella casa, che continuava a frequentare, in possesso dell'arma con cui poi si scaglierà contro la 52enne. Per questo oltre all'accusa di omicidio volontario, il pm contesta l'aggravante della premeditazione. Ora l'assassino, rinchiuso nel carcere Regina Coeli, rischia l'ergastolo. I pm devono ancora chiarire alcuni punti oscuri sull'omicidio: la Procura segue la pista economica.
Sono ancora molti gli elementi da chiarire dagli investigatori di Roma, che non credono che il movente sia legato alla fine della loro relazione. La domanda a cui dovranno dare risposta è: come mai il 45enne aveva ancora accesso alla casa della madre e continuava ad avere un legame con Rossella Nappini? La sera in cui è avvenuto l'efferato omicidio, Harrati ha passato l'intero pomeriggio in casa della madre con l'infermiera. Forse tentava di stabilirsi in quella casa o chiedeva denaro? La Nappini è stata infatti uccisa sul pianerottolo di casa. Era uscita per andare a prelevare alle Poste. Forse il rifiuto di dare dei soldi all'uomo, ha scaturito la rabbia dell'assassino, conosciuto già dalle forze dell'ordine per rapina e per il suo carattere irascibile.
Come scrive il Corriere della Sera, si trattava di un'altra storia "che aveva finito per affliggere l’infermiera, già alle prese con la fine della convivenza con l'ex compagno e padre dei due suoi figli, che proprio a lui erano stati affidati, un paio di ricoveri in ospedale ed episodi chel’avevano segnata dopo i quali aveva sempre cercato di riprendersi". "Negli ultimi tempi lei era moltopreoccupata - conferma la zia Lisa -, si era confidata con mio figlio, che è suo cugino, con il qualesi scriveva di continuo. L’altro pomeriggio quell’uomo era in casa con lei, poi sono usciti, non so se erano insieme. Rossella doveva andare al bancomat delle Poste per fare un prelievo". Non si capisce quindi se quei soldi fossero destinati al marocchino.
Gli investigatori intanto stanno cercando a tappeto elementi utili per le indagini nella casa dove il 45enne viveva, insieme ad altri connazionali. Si spera di trovare indumenti ancora sporchi di sangue o l'arma del delitto.