Il giovane colpì a morte Maricica dopo una lite in tabaccheria nel 2010 e fu condannato a otto anni di reclusione per omicidio preterintenzionale
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Alessio Burtone ha chiuso con quattro anni d'anticipo i suoi conti con la giustizia. Il giovane romano, che nell'ottobre 2010 uccise l'infermiera romena Maricica con un pugno dopo una lite scoppiata per futili motivi in una tabaccheria, è stato scarcerato due giorni fa e affidato ai servizi sociali, dopo quattro anni passati fra i domiciliari e il carcere di Regina Coeli. Potrà uscire per lavorare e andare in palestra, ma dovrà rientrare a casa entro le otto di sera.
La vicenda - Burtone e Maricica avevano avuto un'acceso scambio di opinioni per una fila in tabaccheria, proseguito fuori dal negozio, dove fra i due erano volati insulti e battutacce. Finché il ragazzo non era più riuscito a contenere la rabbia e l'aveva abbattuta con un violento pugno.
La telecamera di sicurezza della stazione Anagnina, dove in pieno giorno si era svolto lo scontro, aveva catturato l'immagine del colpo da pugile sferrato dal giovane romano all'infermiera. Le immagini erano poi rimbalzate in tv e sul web, incastrando Burtone, condannato in via definitiva a otto anni di reclusione per omicidio preterintenzionale.
La scarcerazione - Il Tribunale di Sorveglianza di Roma ha ritenuto che i quattro anni passati da Burtone fra i domiciliari e il carcere Regina Coeli fossero sufficienti alla rieducazione del romano. La giovane età e la volontà di lavorare manifestata da Burtone completano l'elenco delle motivazioni che hanno spinto i giudici ad accogliere il suggerimento degli avvocati Antonio Minchelli e Fabrizio Gallo e a disporre la scarcerazione del trentenne romano con quattro anni d'anticipo.
Il procuratore generale si era opposto al rilascio dell'arrestato. "Una giovane donna è morta per un suo scatto d'ira, resti in carcere", era stata la sua indicazione, ignorata dai giudici di sorveglianza.