Dalle immagini dalle telecamere sul Lungotevere non è stato possibile riconoscere il viso della persona che spinse nel fiume il giovane
E' stato assolto per non aver commesso il fatto Massimo Galioto, il clochard di 44 anni accusato di aver spinto nel Tevere, a Roma, Beau Solomon, studente americano di 19 anni, poi morto per annegamento. I fatti risalgono al 30 giugno 2016. Il senzatetto era accusato di omicidio volontario e la Procura aveva chiesto l'ergastolo.
Per i giudici, gli elementi raccolti dai pm Nadia Plastina e Gennaro Varone, non sono stati sufficienti a dimostrare la colpevolezza del clochard. Secondo l'impianto accusatorio Galioto quella notte avrebbe avuto un violento litigio con lo studente della John Cabot University, giunto sulla banchina del fiume, a poca distanza dall'isola Tiberina, ubriaco. Galioto lo avrebbe spintonato, dandogli due calci e scaraventandolo nel fiume.
Galioto fu arrestato il 7 luglio del 2016. Dopo cinque mesi in carcere, nel dicembre di tre anni fa, il gip dispose però la scarcerazione dell'uomo dopo aver evidenziato come le dichiarazioni di Alessia Pennacchioli, l'ex compagna, sua accusatrice, "non sono state sempre coerenti" e a tratti "sono state pure lacunose". Per il giudice un elemento-chiave era la forte miopia di cui è affetta la Pennacchioli che "è solita indossare a correzione degli occhiali rotti".
Una situazione che può averla portata a non avere percepito "in condizioni di scarsa illuminazione e a diversi metri di distanza" e per giunta interrompendo "un breve sonno indotto dall'assunzione di psicofarmaci", la presenza di "più attori" sulla scena.
Lo studente americano, originario del Wiscounsin, morì poche ore dopo essere arrivato a Roma e dopo una sera passata in pub del centro della città. Le indagini si concentrarono sui punkabbestia che vivono sotto ponte Garibaldi e poi scattò il fermo di Galioto incastrato anche dal racconto dell'allora compagna. Agli atti dell'inchiesta anche un video di una telecamera posizionata sul Lungotevere, dal lato opposto a dove è avvenuta l'aggressione. Immagini dalle quali è però impossibile riconoscere il viso della persona che spinse nel fiume il giovane studente.