Le parole degli agenti penitenziari: "Tanto da qui tu e gli altri uscirete più delinquenti di prima"
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Con i detenuti "ci vogliono il bastone e la carota", un giorno di pugni e l'altro no per ottenere "ottimi risultati". Un marocchino 40enne, Rachid Assarag, ha registrato le dichiarazioni di alcuni agenti penitenziari e l'associazione "A buon diritto" ha deciso di renderle pubbliche. Frasi agghiaccianti che testimoniano il clima di violenza nelle carceri italiane. L'uomo, che sta scontando una pena di 9 anni e 4 mesi di reclusione per violenze sessuali, ha denunciato di essere stato ripetutamente picchiato e umiliato dagli addetti alla sua custodia.
"Brigadiere, perché non hai fermato il tuo collega che mi stava picchiando?". "Fermarlo? Chi, a lui? No, io vengo e te ne do altre, ma siccome te le sta dando lui, non c'è bisogno che ti picchi anch'io". La registrazione è nitida, Rachid Assarag, chiede spiegazioni e la risposta del brigadiere è che "tanto il detenuto esce più delinquente di prima", non perché "piglia gli schiaffi, ma perché proprio il carcere non funziona".
Il detenuto marocchino ha registrato le conversazioni in tutti i penitenziari nei quali è stato e da anni fa esposti senza che nulla accada. La prima volta nel carcere di Parma, Rachid racconta che quattro guardie hanno provato a seviziarlo con la stampella che utilizzava per camminare. Così il detenuto, assistito dall'avvocato Fabio Anselmo, ha iniziato a registrare tutto quello che accadeva nelle undici carceri che lo hanno ospitato.
C'è anche l'affermazione di un sovrintendente: "Questo carcere è fuorilegge, dovrebbe essere chiuso da 20 anni se fosse applicata la Costituzione". Eppure avanzano le denunce degli agenti penitenziari nei confronti di Rachid mentre quelle del detenuto restano inascoltate. Conversazioni che mostrano come abusi e violenze siano all'ordine del giorno all'interno delle carceri.
Assarag ora è in sciopero della fame e ha perso 18 chili, ultimamente è stato nuovamente denunciato per aver insultato le guardie dopo aver bloccato le ruote della carrozzina in cui veniva trasportato. E l'associazione "A buon diritto" denuncia: "Se Assarag dovesse morire in carcere, nessuno potrebbe dire che non si è trattato di una morte annunciata".