Arresti domiciliari disposti per evitare fuga o inquinamento delle prove. L'ex nunzio deteneva anche materiale pedopornografico
© ansa
L'ex nunzio apostolico Jozef Wesolowski, agli arresti domiciliari in Vaticano per abusi su minori e possesso di materiale pedopornografico, sarà processato in base alle norme in vigore prima della riforma penale del 2013. Il prelato rischia una pena tra i sei e i sette anni di carcere, oltre a eventuali aggravanti, ha detto il responsabile della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi. Il processo si aprirà tra fine 2014 e inizio 2015.
La procedura istruttoria sul caso dell'ex nunzio Jozef Wesolowski "richiederà alcuni mesi prima dell'inizio del processo", che potrebbe quindi aprirsi negli "ultimi mesi di quest'anno" o "i primi del prossimo anno". Lo fa sapere il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, spiegando che il provvedimento degli arresti domiciliari "intende evidentemente evitare la possibilità dell'allontanarsi dell'imputato e il possibile inquinamento delle prove". "Il promotore di giustizia - prosegue padre Lombardi - compiute le indagini ulteriori che riterrà necessarie e gli interrogatori opportuni dell'imputato assistito dal suo avvocato, potrà formulare al Tribunale la richiesta di rinvio a giudizio. Qualora questa sia accettata inizierà il processo". La difesa di Wesolowski è stata per il momento affidata a un avvocato d'ufficio, "ma può naturalmente esercitare il diritto di difesa tramite un avvocato di sua fiducia che può nominare".
Per quanto riguarda la legge da applicare, il portavoce vaticano fa sapere che non verrà presa a riferimento quella "nuova", in vigore dal primo settembre 2013, perché i fatti addebitati all'imputato si riferiscono al periodo precedente a quello dell'entrata in vigore di tale legge. Se saranno riconosciute circostanze aggravanti dopo le indagini, inoltre, Lombardi ha dichiarato che le pene previste di sei o sette anni potrebbero subire variazioni.
Un atto duro ma esemplare - Secondo monsignor Giancarlo Bregantini, vescovo di Campobasso, quello del Papa è stato "un atto esemplare, molto doloroso per lui e per tutta la Chiesa". Bregantini non ha mancato di sottolineare come un gesto tanto eloquente sia perfettamente in linea con la tolleranza zero voluta dal Pontefice.