Marmolada, crolla un seracco di ghiaccio: ci sono vittime
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La montagna più alta delle Dolomiti porta con sé una lunga storia di feriti e vittime
La Marmolada, il punto più alto delle Dolomiti, porta con sé una lunga storia di valanghe e vittime. Storica fu quella della notte del 13 dicembre 1916, quando un'enorme massa di neve si staccò dai costoni settentrionali della montagna e travolse il villaggio della riserva al Gran Poz, uccidendo circa trecento soldati austriaci che dormivano nelle baracche in legno costruite per la Grande Guerra.
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Per colpa del segreto militare e per la confusione del conflitto, restò per sempre ignoto il numero esatto delle vittime. Ma quello che successe indusse i comandi austroungarici ad accelerare i lavori di completamento della "Città di Ghiaccio", dove molti uomini poterono trovare riparo proprio tra i ghiacci della montagna regina delle Dolomiti e ancora oggi si trovano reperti di quell'epoca.
Il rifugio distrutto nel 2020 - Più di recente, nel 2020, sempre a dicembre, ma in una zona non lontana da quella dove domenica si è verificato il distaccamento, un fronte molto ampio di neve coprì e distrusse il rifugio Pian dei Fiacconi, a quota 2.626 metri. In quel periodo era ancora chiuso, la stagione invernale non era ancora stata avviata e solo per quello si evitarono vittime: numerosi sono gli scialpinisti che solitamente frequentano i dintorni del rifugio. Le abbondanti nevicate di quel periodo avevano sconsigliato le persone dall'avventurarsi.
La valanga si era staccata da Punta Penia, posta a 3.343 metri e venne avvistata da un elicottero in sorvolo, il giorno dopo. I danni alla struttura sono stati importanti e non ancora riparati. La statale del passo Fedaia, che arriva ai piedi della montagna, dove c'è l'omonimo lago artificiale e dove quest'anno è arrivata la penultima e decisiva tappa del Giro d'Italia, spesso d'inverno viene chiusa per distaccamenti di rocce o slavine.
Pericolo slavine - A marzo 2010 un'auto con a bordo una coppia di turisti austriaci è stata parzialmente sommersa da una valanga partita da una zona rocciosa: i due sono usciti illesi dal mezzo che ha riportato gravi danni. Le slavine nella zona mettono a rischio anche gli sciatori sulle piste e scialpinisti. L'8 dicembre 2011 tre bresciani furono coinvolti da una slavina partita sotto i loro piedi, in due finirono in ospedale con fratture ma se la cavarono.
Morti due escursionisti nel 2009 - Anche nel 2014 altre quattro persone furono soccorse e salvate, dopo che erano finite sotto la neve: questa volta era il primo maggio. Sempre per il ponte della Festa del Lavoro, nel 2009, due escursionisti veneti invece, trovarono la morte. Furono soccorsi e estratti, ma una volta portati in ospedale non riuscirono a sopravvivere, uno il 2 e l'altro il 7 maggio.