Dopo la scoperta dei medici, le cure e le dimissioni dall'ospedale, la Procura dei minori è intervenuta e avrebbe già mandato la piccola di 8 anni in una comunità, nel massimo riserbo
L'ospedale "Vito Fazzi" di Lecce © ansa
Continuano le indagini sulla vicenda della bimba di otto anni di origine africana, che, nei giorni scorsi, era stata accompagnata dal padre al pronto soccorso del Dea di Lecce "per dolori addominali causati da una caduta mentre giocava con il fratello". Poco convinti della versione del genitore, i medici avevano scoperto che la piccola era stata infibulata e avevano allertato forze dell'ordine e Procura dei minori, dal momento che la pratica della mutilazione dei genitali è vietata in Italia. Ora che la bimba è stata dimessa, per decisione della Procura dei minori, come riferisce La Gazzetta del Mezzogiorno, è stata allontanata dalla famiglia e affidata ai servizi sociali in una comunità, nel massimo riserbo. Intanto, sono in corso accertamenti per definire tempi e modi della mutilazione genitale.
Dal momento che la pratica dell'infibulazione è vietata in Italia e il codice penale prevede una condanna da 4 a 12 anni di carcere, la macchina della giustizia si è messa in moto: a rischiare il processo sarebbero sia il padre che la madre della bimba, genitori di altri due figli.
La dottoressa che ha visitato per prima a piccola all'arrivo al pronto soccorso avrebbe avuto subito dubbi sulla versione della caduta e avrebbe chiesto la consulenza di un ginecologo e di un chirurgo pediatrico. Dai controlli successivi sarebbe stata così emersa la mutilazione agli organi genitali.
In attesa di fare chiarezza sull'intera vicenda, la Procura dei minori, interpellata dai sanitari che dopo due giorni di cure hanno dimesso la bambina dal reparto di Chirurgia pediatrica dell'ospedale "Vito Fazzi" di Lecce, avrebbe affidato la piccola ai servizi sociali, collocandola in una comunità.
L'infibulazione è una pratica tribale diffusa in alcuni Paesi dell’Africa e nel Medioriente. Come detto, è vietata in Italia, dove è punita con condanne fino a 12 anni di reclusione.