Due anni e mezzo all'ex leader del Carroccio, quattro anni e dieci mesi all'ex tesoriere. Tra il 2008 e il 2010 avrebbero presentato rendiconti irregolari al Parlamento per ottenere indebitamente fondi pubblici
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Umberto Bossi e Francesco Belsito, rispettivamente ex leader ed ex tesoriere della Lega Nord, sono stati condannati nel processo sulla truffa da 56 milioni di euro ai danni dello Stato: il primo a due anni e mezzo, il secondo a quattro anni e dieci mesi. Il giudice ha disposto la confisca di 48 milioni al partito. Per l'accusa, tra il 2008 e il 2010 sarebbero stati presentati rendiconti irregolari al Parlamento per ottenere indebitamente fondi pubblici.
Per Belsito si tratta della quarta condanna nel giro di poche settimane. A inizio luglio i giudici milanesi avevano condannato l'ex tesoriere a due anni e sei mesi, il "senatur" a due anni e tre mesi e il figlio Renzo Bossi a un anno e sei mesi per le spese personali sostenute dalla famiglia Bossi con i fondi pubblici. Il pm aveva chiesto la condanna a quattro anni per Bossi e quattro e mezzo per Belsito.
Condannati anche i tre ex revisori contabili del partito Diego Sanavio, Antonio Turci e Stefano Aldovisi (rispettivamente a due anni e otto mesi, due anni e otto mesi e un anno e nove mesi) e i due imprenditori Paolo Scala e Stefano Bonet (cinque anni ciascuno). Tutti sono accusati di truffa.
L'inchiesta era partita nel 2012 e aveva portato alle dimissioni di Bossi e dei suoi collaboratori. Belsito e i due imprenditori sono accusati anche di riciclaggio perché avrebbero portato oltre confine, a Cipro e in Tanzania, parte dei soldi illecitamente ottenuti.