L'invito dell'ergastolano Sebastiano Lo Giudice

Lettera di un boss al 41 bis ai giovani: "Non seguite falsi miti come me"

Dal carcere di Spoleto l'invito ai catanesi dell'ergastolano Sebastiano "Iano" Lo Giudice, condannato per associazione mafiosa, estorsioni, traffico di droga e diversi omicidi commessi tra il 2001 e il 2009

01 Dic 2019 - 16:52
 © Ansa

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"Non prendete esempio da persone come me che si sono rovinate la vita", "abbandonate la droga e l'alcol e godetevi la vita lavorando onestamente e con dignità", così "non dovete avere la paura di chi bussa alla vostra porta". E' l'invito ai giovani dei rioni a rischio di Catania che arriva dal boss ergastolano Sebastiano "Iano" Lo Giudice, 42 anni, detenuto da quasi 10 in regime di 41 bis nel carcere di Spoleto per associazione mafiosa, estorsioni, traffico di droga e per diversi omicidi commessi tra il 2001 e il 2009. Lo fa con una lettera inviata al suo legale Salvatore Leotta: "Istruitevi, aprite gli occhi e lasciate perdere i falsi miti".

Lo Giudice, nella missiva fatta pervenire all'Ansa, al quotidiano La Sicilia e al sito Livesicilia, e passata al vaglio delle autorità competenti prima di essere resa nota, invita a "dare il giusto valore alla vita", perché poi, osserva, "sarà troppo tardi" e "le sofferenze resteranno soltanto a voi e alle vostre famiglie".

L'ergastolano è un esponente di vertice della cosca dei Carateddi, legata al clan Cappello-Bonaccorsi, che negli anni scorsi ha dato vita a una sanguinosa faida mafiosa contro Cosa nostra, capeggiata dalla famiglia Santapaola-Ercolano. Secondo il suo legale "non ha manifestato intenzione di collaborare con la giustizia, ma vuole evitare che altri giovani commettano i suoi stessi gravissimi errori".

"Ho visto tanti bravi ragazzi - aggiunge il boss - perdersi senza capirne la motivazione e sono certo che se potessero tornare indietro non rifarebbero più gli stessi errori". Quindi, sottolinea, "abbiate la forza di dare una svolta alla vostre vite e non date adito alle millanterie dei quartieri perché prive di fondamento e fine a se stesse".

"Io ho perso la vita, la mia bella gioventù, l'amore dei miei figli e delle persone che mi amano veramente - conclude Lo Giudice. - Se avrò la possibilità mi godrò i miei nipotini, altrimenti accetterò di morire in carcere come la giustizia ha deciso, ma vorrei essere curato e scontare la mia pena con la mia dignità, senza avere problemi".

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