"Tra i sequestratori non c'era chi parlava in italiano", afferma l'ex ostaggio smentendo la vedova di Failla, il tecnico ucciso a Sabrata
© ansa
"Avevamo avuto l'impressione che ci fosse una trattativa in corso per la liberazione, di fatto ci speravamo tanto". E' quanto racconta Filippo Calcagno, uno degli ex ostaggi in Libia, in merito agli ultimi giorni della prigionia durata sette mesi. "Tra i sequestratori non c'era chi parlava in italiano", aggiunge smentendo quanto detto della vedova di Salvatore Failla, il tecnico della Bonatti ucciso a Sabrata.
"Ci dissero attraverso Failla, che era l'unico che capiva il francese, che loro non parlavano neppure tanto bene, di stare attenti e di non dire altre cose se non quelle cose che venivano suggerite", sottolinea durante un'intervista a "Radio anch'io".
"Ci accorgevamo di come stesse andando la trattativa dai trattamenti perché, quando non avevano contatti, loro venivano e si sfogavano con noi. Quando invece avevano il contatto erano più calmi", spiega. "Poi magari venivano, non c'è il contatto e allora giù botte", prosegue.
E sul ritrovamento di un passaporto nel covo, dice: "Quello che hanno trovato nel covo dove eravamo non lo so, abbiamo cambiato luogo solo il 28 novembre" .