LA MORTE DEL PICCOLO ALE

Bimbo ucciso a Genova nel 2010, la madre incinta potrebbe non andare in carcere

Katerina Mathas, che partorirà nelle prossime settimane, potrà chiedere direttamente l'affidamento ai servizi sociali per scontare la pena. In primo grado è stata condannata per abbandono di minore ma non per omicidio

09 Dic 2014 - 13:06
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Katerina Mathas, la donna assolta per l'omicidio nel 2010 a Nervi (Genova) del figlio Alessandro di otto mesi ma condannata a 4 anni per abbandono di minore, potrebbe non andare in carcere. Nei giorni scorsi è diventata definitiva la sentenza di primo grado, sentenza che non è stata impugnata né dai suoi difensori né dalla procura. La donna, prossima al parto, potrà chiedere direttamente l'affidamento ai servizi sociali per scontare la pena.

Bimbo ucciso a Genova nel 2010, la madre incinta potrebbe non andare in carcere

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A maggio i giudici l'hanno scagionata per la morte del piccolo Ale, avvenuta la notte tra il 15 e il 16 marzo 2010 in un residence di Nervi, dopo una notte passata con il suo compagno di allora, Antonio Rasero, a consumare cocaina. Scaduti i termini in questi giorni per impugnare la sentenza, è ormai diventata definitiva dopo solo un grado di giudizio.

Katerina Mathas potrà scontare la pena chiedendo l'affidamento ai servizi sociali. La nuova legge, infatti, prevede che possano chiedere l'affidamento sia le donne che aspettano un figlio o che hanno da poco partorito che le persone che abbiano superato i 75 anni di età per condanne fino a quattro anni, aumentando di un anno il termine precedente. Inoltre mentre la vecchia legge prevedeva che per le donne in gravidanza la pena venisse differita dopo il termine di legge e che quindi la madre potesse scontare la pena sotto forma di arresti domiciliari, adesso per le neo mamme è previsto che possa essere chiesta direttamente la messa in prova. Saranno comunque i magistrati di sorveglianza a decidere su una eventuale richiesta dei difensori.

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