Si cerca la testa di Abdalla

Cadavere mutilato a Genova, Mahmoud Abdalla aveva denunciato i suoi killer alla guardia di finanza: "Mi sfruttano"

Emergono nuovi particolari sulla morte del 19enne, che possono indicare il movente dell'omicidio commesso dai due titolari della barberia dove il giovane lavorava in nero. Intanto si cerca ancora la sua testa

02 Ago 2023 - 09:00
 © Tgcom24

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Aveva denunciato i suoi datori di lavoro durante un sopralluogo della guardia di finanza nella barberia di Sestri Ponente, a Genova, nella quale da alcune settimane lavorava in nero come altri ragazzi. "Sfruttano me e molti altri lavoratori", aveva detto il 19enne Mahmoud Abdalla ai militari in quell'ispezione ordinaria, un mese prima di venire accoltellato e smembrato dai titolari dell'esercizio, ora in carcere a Marassi con l'accusa di omicidio volontario aggravato dai futili motivi. Si tratta dei due egiziani di 27 e 26 anni Abdelwahab Kamel, alias Tito, gestore di fatto della barberia, e Mohamed Ali Abdelghani detto Bob. Intanto sono stati apposti i sigilli al barber shop e si attende l'udienza di convalida del fermo dei due presunti assassini. Tutto ciò mentre i carabinieri del nucleo Subacquei del comando di Genova stanno cercando, lungo la scogliera della colmata a mare di Chiavari, a pochi passi dal luogo dove il cadavere di Mahmoud è stato mutilato, la testa del ragazzo: è stato proprio Bob a indicare il luogo dove è stata gettata.

La denuncia alla guardia di finanza per sfruttamento

 Come riporta La Stampa, Mahmoud Abdalla, il 19 giugno, aveva denunciato i suoi datori di lavoro durante un sopralluogo della guardia di finanza nella barberia dove lavorava in nero come altri ragazzi. E poco più d'un mese dopo aveva minacciato i titolari dell'esercizio di rivolgersi con maggior determinazione alle forze dell'ordine - così risulta dai verbali dell'inchiesta - per rivelare un sistema di sfruttamento del lavoro nel salone. E aveva aggiunto l'intenzione di volersi licenziare e farsi assumere da un altro parrucchiere.

Abdalla, quindi, alla finanza aveva già svelato una serie di particolari sulla conduzione della barberia di Sestri e su tutto ciò che ad essa era collegato, durante il blitz di lunedì 19 giugno, quando i militari verificano la presenza di diversi lavoratori e li interrogano uno a uno. Tutti, riferisce La Stampa, sono abbastanza reticenti, a parte Mahmoud, che spiega di essere un dipendente a tutti gli effetti, ma pagato sottobanco, così come altri presenti nel locale, mentre fino a qualche mese prima per lui era stata prevista una parziale regolarizzazione. Il verbale di quell'accertamento innesca l'istruttoria che potrebbe creare parecchi problemi alla barberia.

Questi i tasselli, dunque, che stanno piano piano delineando lo scenario completo del delitto del 19enne barbiere egiziano il cui corpo senza più le mani né la testa è stato restituito dalle correnti al largo del porto di Santa Margherita Ligure. L'intenzione dei suoi killer era di far sparire in mare quel cadavere mutilato, ma le correnti lo hanno riportato a riva, dove poi è stato rinvenuto una settimana fa.

La valigia dentro la quale è stato trasportato il corpo di Mahmoud Abdalla è stata fatta sparire da Bob, come ha ammesso davanti gli inquirenti. Bob ha riferito anche che, dopo che Tito ha smembrato il corpo e l'ha buttato a mare, sono tornati alla barberia con la valigia. La mattina dopo Bob ha preso la valigia l'ha riempita di calce e se ne è sbarazzato. Anche il coltello usato per uccidere il 19enne è sparito, così come la mannaia che, i due hanno detto, è servita per tagliare la testa e le mani.

L'innesco dell'aggressione mortale, dalle risultanze degli accertamenti, è stato, dunque, dato dalla volontà del 19enne di licenziarsi e di denunciare la condizione lavorativa sua e dei suoi colleghi alle autorità. I due avrebbero teso una trappola ad Abdalla, le cui ultime tracce in vita risalgono a domenica 23 luglio. Lo avrebbero invitato a tornare a casa, nell'abitazione al civico 40 di via Vado a Sestri - proprio di fronte al negozio in cui tutti lavoravano - che il ragazzo condivideva insieme ad alcuni colleghi, e lì lo hanno colpito a morte.

Tre i colpi inferti, tra cui quello fatale al cuore, con ogni probabilità con un coltello di cui poi hanno fatto in tempo a disfarsi, e che deve ancora essere ritrovato.

Le telecamere della via immortalano Abdalla tornare a casa in via Vado ma non lo riprendono uscire dall'abitazione. Riprendono invece i due fermati in piena notte con una grossa valigia al seguito che trasportano di peso e non trascinandola, fino al taxi chiamato per portarli a Chiavari. Poi ancora sulla foce del torrente Entella, dove il giorno dopo verrà ritrovata una delle mani amputate al 19enne. L'ipotesi degli inquirenti è che proprio qui, nottetempo, i due abbiano terminato di smembrare il cadavere per poi abbandonarlo in mare.

Interrogati davanti al pm Daniela Pischetola, entrambi i fermati hanno ammesso la lite, ma si sono accusati a vicenda di aver colpito il ragazzo: in un rimpallo reciproco di responsabilità, il ragazzo soprannominato 'Bob' avrebbe sottolineato di aver tentato di mettersi in mezzo e di essersi poi tirato indietro per paura, sostenendo di essere stato costretto dalle circostanze ad aiutare l'altro giovane, il titolare del negozio, a far sparire il corpo, temendo ritorsioni.

Intanto è emersa la testimonianza di un altro ragazzo, gestore di una barberia nel vicino quartiere di Pegli a Genova, che nei giorni precedenti il delitto ha riferito di essere stato intimidito dai due fermati. Abdalla si era rivolto a lui, per chiedere di poter fare una prova e lavorare nel suo locale, forse alla ricerca di condizioni migliori.

All'appello manca ancora l'arma del delitto, il trolley e i borsoni utilizzati per trasportare il cadavere. Verifiche sono già state effettuate anche sul taxi, il cui guidatore non si è accorto di nulla, ma a un primo esame non sono state rilevate tracce utili alle indagini nel bagagliaio del mezzo dove la valigia era stata sistemata. Sono anche in corso anche ulteriori indagini sui giri economici di vittima e presunti carnefici in cerca di eventuali sviluppi legati al movente. 

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