Il magistrato che indaga sulle responsabilità del disastro di Genova respinge con forza la tesi sull'esplosione causata da una bomba, rilanciata da un ingegnere e docente dell'Università di Venezia
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"Sulla base degli elementi noti e conosciuti non ci sono evidenze di esplosioni, né sono state trovate tracce di bombole di acetilene". Lo ha detto il procuratore capo di Genova, Francesco Cozzi, smentendo le ipotesi fatte dal prof. Enzo Siviero, ingegnere e docente all'Università di Venezia, sul crollo del ponte Morandi. "Si parla di lampi e di fulmini, ma non di esplosioni - ha precisato -. Valutiamo tutto, ma non le ipotesi deliranti e fantasiose".
La pista è stata rilanciata dal 73enne, ingegnere padovano per anni docente all'Università di architettura di Venezia, che al Corriere Veneto ha affermato di non poter escludere in questa fase l'ipotesi dell'attentato, che anzi egli stesso sta esplorando. "La dinamica - ha affermato l'esperto - è compatibile. Se sono state messe delle microcariche di un certo tipo in pochi secondi salta. Al momento è un'ipotesi che valuto sopra al 50 per cento. Ci sono dei lampi, c'è un crollo verticale, insomma ci sono molti elementi".
Tesi "delirante" respinta dal procuratore capo di Genova. "Noi - ha proseguito Cozzi - dovremmo prendere in considerazione fattori eccezionali in grado da soli di determinare un evento. Questo lo dice il codice penale. Se c'è un bombardamento aereo non importa la condizione precedente del ponte". "Ma se una persona - ha concluso tornando sulle ipotesi del fulmine - è molto malata anche una influenza può determinare dei grandi effetti".