Il poliziotto che ha scatenato una nuova polemica sulla Diaz si difende: "Ci hanno accusati ingiustamente, altri erano nella scuola non i poliziotti"
"Sono un servitore dello Stato orgoglioso di questa professione, non un torturatore. Se dire questo ha disturbato qualcuno ne prendo atto. Per quanto riguarda il post diffuso a scoppio ritardato, l'ho rimosso personalmente per stroncare ogni strumentalizzazione". E' quanto afferma l'agente Fabio Tortosa - attraverso la Consap, il sindacato cui appartiene - all'indomani delle polemiche suscitate dalla sua presa di posizione sulla Diaz.
"Le mie parole sono state travisate, il VII nucleo a Genova nell'irruzione alla scuola Diaz ha rispettato tutte le norme, le leggi e le prassi", ha aggiunto Tortosa. "Quella dell'irruzione alla scuola Diaz rimarrà una pagina nera per questo Paese - ha detto ancora Tortosa - ma chi c'era sa che è venuta fuori solo una parte della verità. Crediamo che questa voglia di verità debba albergare anche nelle alte sfere, non solo in me, nei miei colleghi che erano con me e nelle vittime alle quali va tutta la mia solidarietà".
E ha ribadito: "Io ero alla Diaz quella notte in cui fummo allertati durante la cena, sono entrato in quella scuola non ho picchiato nessuno volontariamente, non ho ecceduto nell'uso nella forza ma ho posto in essere tutte le azioni prevista dai protocolli operativi, come me lo stesso hanno fatto i miei compagni".
"Non sono di destra, ho votato Pd" - L'agente Tortosa non si è tirato indietro di fronte ai microfoni dei media che lo hanno inseguito nelle scorse ore per avere spiegazioni sul suo post. Anche di fronte a chi lo accusava di essere un fascista ha replicato: "Io di destra? No, ho votato Pd". Lo ha detto a La Zanzara su Radio 24. "Non mi pento di nulla - ha aggiunto - non ho spaccato teste". "Torture? Non lo so, io non le ho viste - ha affermato - altrimenti sarei intervenuto. Ma so che il numero dei 'refertati' è incongruo con il numero di persone fermate dal VII nucleo. I feriti erano di più. Ho assistito a tutta l'operazione, non abbiamo ferito le persone come poi è venuto fuori. Noi con le violenze non c'entriamo, non abbiamo spaccato le teste".
Anche agenti in borghese nella Diaz - Nella scuola, secondo Tortosa, c'erano molti poliziotti anche in borghese ma "gli unici identificabili eravamo noi e servivano dei responsabili". Poi ricostruendo l'irruzione ha raccontato: "Il cancello della Diaz era chiuso, lo abbiamo forzato e poi abbiamo forzato il portone d'ingresso. Nessuno dormiva, hanno raccontato bugie. Abbiamo trovato una resistenza dentro la scuola, già dalle finestre piovevano degli oggetti. Obiettivo era partire da ultimo piano e portare tutti i fermati all'interno della palestra, un'operazione durata meno di sei minuti. Poi ci hanno ordinato di uscire".
"Manganello usato nei limiti della legge" - "Abbiamo usato il manganello, certo - ha proseguito - ma all'interno delle regole. E per sconfiggere la resistenza, fermare le persone e radunare i 93 occupanti nella palestra. Poi per l'identificazione sono rimasti altri agenti per un'ora dentro la Diaz". La polemica su Carlo Giuliani - Tortosa ha anche spiegato perché ha scritto "Carlo Giuliani fa schifo e fa schifo anche ai vermi sottoterra", "noi - ha detto - siamo stati trattati come torturatori e colpevolizzati, mentre vedo che intitolano un'aula della Camera a Carlo Giuliani. E' uscita fuori la pancia. Di questo mi posso scusare, ma bisogna tenere conto di quello che abbiamo passato". Infine a Sky TG24 Tortosa ha spiegato: "sono sorpresissimo di tutto questo clamore, visto che quanto ho scritto non è apologia di reato, ma il ribadire la propria totale estraneità ai fatti che sono emersi in sede processuale".
"Chiedo scusa al padre di Carlo Giuliani" - Il commento su Carlo Giuliani (il ragazzo ucciso durante i disordini del G8 del 2001 a Genova) "è la cosa di cui più mi rimprovero e della quale non riesco a darmi pace", ha poi sottolineato Tortosa che in un post aveva scritto: "Carlo Giuliani fa schifo e fa schifo anche ai vermi sottoterra". Al padre di Giuliani l'agente ha detto: "Ho sbagliato e sono prontissimo a chiedere di nuovo scusa".
Padre di Carlo Giuliani a Mattarella: "Lo Stato chieda scusa" - Intanto il padre di Carlo Giuliani ha chiesto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella in una lettera aperta se non ritenga di dover "chiedere scusa a Carlo in nome dello Stato" per le "offese insopportabili" rivolte a suo figlio da un agente di polizia di Stato.