Coinvolti anche curatori di mostre e un mediatore di opere, con ramificazioni tra l'Italia, New York e Lugano. Decisiva un'operazione dell'Fbi nella Grande Mela
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Utilizzavano le mostre per piazzare i loro falsi Modigliani e poi li rivendevano ai collezionisti a prezzi da capogiro. E' stata smascherata dalla Procura di Genova e dai carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale di Roma un'organizzazione che tra New York, Lugano e l'Italia aveva ideato un vero e proprio business fondato sulla truffa e sulla contraffazione di opere d'arte.
Organizzatori di mostre nel mirino - L'inchiesta avrebbe coinvolto anche Mondo Mostre Skira, un sistema che organizza esposizioni d'arte in Italia e in Europa: avrebbe contraffatto alcuni documenti di autenticità su opere d'arte, ricattato da un mercante e da un curatore, che minacciavano di boicottare l'esposizione genovese a Palazzo Ducale sul maestro se non si fosse chiuso un occhio su molte opere sospette e a rischio sequestro e che avrebbero costituito la ricchezza principale dell'evento. I carabinieri sintetizzano l'operazione con questo detto: "Spargevano profumo di verità su falsi clamorosi". E facevano passare per autentiche clamorose falsificazioni.
Certificazioni originali - D'altra parte, arriva anche una pesante ammissione da parte dell'ex presidente dell'Archivio Modigliani, l'ente che ha il compito di confermare la paternità dei quadri di Modì: ha detto che di fatto non esistono certificazioni originali e che è impossibile stabilire l'autenticità di moltissimi dipinti in circolazione.
In sei verso il processo - Nel mirino degli inquirenti sono finiti Massimo Zelman, presidente di Mondo Mostre Skira, Joseph Guttman, mediatore con base a New York, Rudy Chiappini, italiano trasferito in Svizzera, curatore, Nicolò Sponzilli, direttore di Mostre Skira, Rosa Fasan, dipendente della società, Pietro Pedrazzini, scultore svizzero e proprietario di un "Ritratto di Chaim Soutine" che fece passare per un'opera autentica pur sapendo che era falsa.
Indagini nel 2017 - Le indagini erano scattate nella primavera 2017, quando la mostra di Genova era già partita, dopo la denuncia del critico Carlo Pepi. Si stabilisce che 21 tele non sono autentiche e l'allora presidente di Palazzo Ducale Luca Borzani dice che "su Guttman e Chiappini non metterei la mano sul fuoco". A questo punto interivene anche l'Fbi che, dopo una rogatoria internazionale, perquisisce Guttman a New York, in cui trova una documento in lingua inglese con il logo del Comune di Genova in cui si garantisce "l'immediata esportazione" dei dipinti prestati.
La garanzia "contraffatta" - Guttman ritiene che si tratti di una garanzia che i suoi quadri saranno piazzati senza problemi e a farglielo credere è proprio Mondo Mostre. Guttman aveva chiesto di essere al sicuro da eventuali sequestri anche al ministero dei Beni culturali, che non gli rilascia nessuna dichiarazione in merito. A questo punto Guttman, appoggiato da Chiappini, impone una serie di falsi trasformandoli nei "pezzi forti" dell'esposizione. Poi pretende un'immunità e Mondo Mostre "costruisce" il falso documento e alla fine le opere contraffatte arrivano in Liguria. Ornella Starnini, ex moglie del curatore, Chiappini, ai pm ha detto che il caso di Genova non è l'unico. "Gli scambi di posta elettronica" tra lo stesso Chiappini e Guttman "fanno paura", spiega, e parla di collaborazioni tra i due che durano da 20 anni e che riguardano mostre in vari Paesi: da Lugano a Seul, da Bonn a Praga.