Polemiche dopo l'assegnazione del marchio Igp. Ora nessuno può utilizzare quella denominazione se non la produce nel comune ligure e nei limitrofi Avegno, Camogli e Sori
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La focaccia di Recco si può chiamare così solo ed esclusivamente se prodotta nel comune del Genovese che le dà il nome o nei limitrofi Avegno, Camogli e Sori. Poco più di un mese fa ha ottenuto il marchio Igp, Indicazione geografica protetta, e ora neppure seguendo pedissequamente la ricetta originale si può utilizzare altrove la denominazione. Neppure se, a produrla, sono gli stessi fornai. E divampano le polemiche.
La normativa europea parla chiaro: chiunque produca oltre i confini dei quattro paesi questa speciale focaccia al formaggio, simbolo dell'eccellenza alimentare italiana in tutto il mondo, deve cambiargli il nome. E poco importa se ricetta, ingredienti, metodo di cottura, tempi e persone siano le stesse che, ogni giorno, la preparano nel Levante ligure.
Scattata la prima denuncia - E c'è già chi si trova nei guai, come racconta Il Secolo XIX. Per pubblicizzare il prodotto e, al tempo stesso, il paese, Lucio Bernini, uno dei responsabili del "Consorzio Focaccia di Recco col formaggio" che ha fortemente voluto il marchio continentale, ha preparato la pietanza all'Artigiano in Fiera di Rho, a Milano. Sono arrivati i Nas ed è scattata la denuncia per frode in commercio.
Inutile pensare di risolvere il problema surgelando la focaccia prodotta in Liguria: la normativa vieta pure questo, come la pre-cottura o altre tecniche di conservazione.
Insomma, se non è fatta a Recco, bisogna chiamarla semplicemente focaccia al formaggio. E quella che doveva essere un'operazione di protezione da brutte copie rischia di rivelarsi un autentico autogol.