Secondo i giudici, le leggi italiane sono inadeguate a punire e prevenire gli atti di tortura commessi dalle forze dell'ordine
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Le leggi italiane sono inadeguate a punire e prevenire gli atti di tortura commessi dalle forze dell'ordine. L'ha stabilito la Corte europea dei diritti umani che ha condannato ancora una volta l'Italia per gli atti di tortura perpetrati dalle forze dell'ordine nel luglio 2001 nella scuola Diaz, ai margini del G8 di Genova. La Corte ha anche condannato l'Italia per non aver punito in modo adeguato i responsabili.
La condanna odierna ricalca, in sostanza, quella che i giudici avevano pronunciato due anni fa sul caso Cestaro, in cui domandavano al nostro Paese di introdurre il reato di tortura nell'ordinamento nazionale. La decisione di Strasburgo segue di un giorno la lettera inviata alle autorità italiane dal commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Nils Muiznieks, in cui sono espresse preoccupazioni per il testo ora all'esame del Parlamento italiano.
Il ricorso delle vittime di violenze - A presentare ricorso contro l'Italia per le torture subite alla Diaz, nonché per la mancata identificazione e condanna dei responsabili e l'assenza di un reato di tortura nella legislazione italiana, sono state 42 persone di varie nazionalità, che all'epoca dei fatti avevano tra i 20 e i 64 anni. Il ricorso è stato inviato alla Corte di Strasburgo all'inizio del 2013 e comunicato al governo affinché potesse difendersi il 10 novembre 2015. Il tutto avveniva quattro mesi dopo che la Corte di Strasburgo aveva condannato per la prima volta l'Italia, nel caso Cestaro, esattamente per gli stessi motivi.
"Torture nel 2001 e legge italiana inadeguata" - La sentenza odierna stabilisce che i ricorrenti "sono stati torturati, i responsabili non sono stati puniti come avrebbero dovuto e l'Italia non ha una legge che criminalizzi adeguatamente e quindi prevenga la tortura". La Corte, che ha radiato dal ruolo 13 dei ricorrenti mentre ha riconosciuto agli altri 29 indennizzi che variano tra i 45 e 55mila euro per danni morali.
Altri ricorsi pendenti - Davanti ai giudici di Strasburgo sono ancora pendenti diversi ricorsi, sempre incentrati sul reato di tortura, relativi ai fatti del G8 di Genova, in particolare a quanto accaduto nella caserma di Bolzaneto. Si tratta in particolare dei ricorrenti che non aderito al patteggiamento, raggiunto con alcune delle vittime di Bolzaneto dal governo italiano ad aprile, sulle cause intentate presso la Corte.