E' un ecuadoriano di 20 anni che avrebbe fornito la dose di metanfetamina. Il padre della ragazza: "Ora chiedo silenzio"
C'è un nuovo indagato per la morte di Adele De Vincenzi, la ragazza di 16 anni stroncata da una dose di metanfetamina. Si tratta di un 20enne di origini ecuadoriane accusato anche lui di spaccio aggravato e morte come conseguenza di altro reato. Il ragazzo è stato indicato dal pusher di 17 anni come colui che avrebbe ceduto materialmente la droga al fidanzato di Adele Sergio Bernardin e al suo amico Gabriele Rigotti, arrestati sabato.
Gli agenti della squadra mobile hanno perquisito la casa del ragazzo che abita in una frazione di Busalla, ma senza trovare traccia di stupefacente.
Forse Adele si poteva salvare - Intanto emergono nuovi particolari sulla vicenda. Secondo quanto ricostruito, a chiamare i soccorsi sarebbe stato un netturbino che ha visto Adele a terra in via S.Vincenzo e i suoi amici che cercavano di soccorrerla, confusi. Gli inquirenti stanno vagliando i filmati della videosorveglianza della zona per capire se Adele poteva essere salvata se gli amici avessero chiamato subito il 118. La ragazza avrebbe assunto la droga a casa di Rigotti in via Corridoni insieme al fidanzato e ad un'altra amica di 16 anni. Poi sarebbero usciti per proseguire la serata in centro. Arrivati in via San Vincenzo Adele si è sentita male ed è arrivata all'ospedale Galliera in coma profondo, morendo 40 minuti dopo.
Il padre di Adele: "Ora chiediamo silenzio" - Il padre e il fratello di Adele de Vincenzi con un breve comunicato chiedono "rispetto per il proprio dolore e la propria privacy. La notizia è stata data - concludono Paolo e Edoardo De Vincenzi -. Ora chiediamo il silenzio".