Omicidio di Sanremo: le armi trovate dagli investigatori
© Polizia
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Si tratta dell'autore materiale del delitto e di un altro uomo, la cui posizione è al vaglio. La vittima, un ex orefice pregiudicato, conosceva l'assassino ed è stata uccisa al culmine di una lite per loschi affari
Luciano Amoretti conosceva il suo assassino. E' quanto emerso dalle indagini della Procura di Imperia sull'omicidio dell'ex gioielliere di Sanremo, ucciso nella notte tra sabato e domenica nella propria abitazione in corso Garibaldi a Sanremo. Due i fermi per l'omicidio: sono due uomini di Nizza Monferrato (Asti) di 63 e 50 anni.
Le indagini coadiuvate dalle telecamere a circuito chiuso e dalla testimonianza dei vicini E' stato lo stesso Amoretti, con la propria auto, una Mercedes Classe A, ad andare a prendere il suo killer, il 63enne, nei pressi della vecchia stazione ferroviaria, poco lontano dal Casinò. Gli inquirenti lo hanno visto nelle immagini riprese dalle telecamere di videosorveglianza dell'area: sono proprio i filmati ad aver giocato un ruolo fondamentale nelle indagini compiute dalla polizia. Altre telecamere hanno infatti ripreso Amoretti insieme al suo carnefice mentre entrano in casa. Qui, secondo quanto ricostruito grazie anche alle testimonianza dei vicini, che hanno sentito le voci alterate dei due uomini, i due hanno litigato. Con ogni probabilità, il motivo del contendere erano affari: la compravendita di gioielli e orologi, forse anche debiti o necessità di soldi.
Il delitto e la fuga Al culmine della lite, l'assassino ha colpito in testa Amoretti con una mazzetta simile a quelle usate dai carpentieri. Un colpo, quello sferrato dall'uomo, che ha sfondato il cranio alla vittima, trovata in una pozza di sangue dalla figlia domenica mattina. Poi il killer ha lasciato la casa di Amoretti e, a piedi, ha raggiunto l'amico che lo aveva accompagnato a Sanremo, un uomo di 50 anni. I due, insieme, sono tornati a Nizza Monferrato, dove li ha fermati la polizia. Prima di lasciare il luogo del delitto, l'omicida ha preso con sé la mazzetta e il cellulare di Amoretti che ha poi gettato nei pressi del fiume Belbo, vicino all'abitazione del complice.
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La confessione E' qui che, su indicazioni dell'arrestato, sono stati ritrovati. Messo alle strette, il 63enne ha confessato l'omicidio. Ancora al vaglio degli inquirenti la posizione dell'amico. I due, rinchiusi nel carcere di Asti, sono accusati di omicidio volontario. Al momento non sono state contestate aggravanti: non ci sono prove, infatti, che il killer abbia portato con sé la mazzetta con l'intenzione di uccidere il gioielliere. L'assassino potrebbe averla trovata nella residenza del gioielliere.
Il movente Risalire ai nomi dei due arrestati, che hanno pochi precedenti penali alle spalle, non è stato semplice: gli agenti della squadra mobile di Imperia hanno incrociato i dati delle telecamere di videosorveglianza con quelli dell'auto sulla quale viaggiavano i due e i tabulati dei loro telefoni. Sia auto sia telefoni, però, risultavano intestati ad altre persone estranee al delitto. Il movente non è ancora ben definito, ma è certo che sia legato ad affari nel mondo della compravendita di gioielli. Amoretti non era nuovo alle cronache: era stato arrestato dalla polizia con l'accusa di essere il basista della rapina avvenuta nel luglio 2018 alla gioielleria Abate di Sanremo.