La decisione fu dettata "dall'eccezionale gravità della situazione". Il viadotto torna sotto la gestione Autostrade
Non è illegittimo estromettere Autostrade per l'Italia dalla ricostruzione del Ponte Morandi di Genova. Lo ha stabilito la Corte costituzionale, ritenendo non fondate le questioni relative all'esclusione legislativa di Aspi dalla procedura negoziata volta alla scelta delle imprese alle quali affidare le opere di demolizione e di ricostruzione del Ponte Morandi. La sentenza sarà depositata nelle prossime settimane.
"La decisione del Legislatore di non affidare ad Autostrade la ricostruzione del Ponte è stata determinata dalla eccezionale gravità della situazione, che lo ha indotto a non affidare i lavori alla stessa società incaricata della manutenzione". Lo ha reso noto l'ufficio stampa della Consulta, in attesa di depositare le motivazioni della sentenza.
"Ci conforta sapere che la decisione elaborata dal governo tempo fa sia pienamente costituzionale", ha dichiarato Giuseppe Conte. La risoluzione della Consulta però fa traballare la concessione di Autostrade proprio nel giorno in cui la ministra alle Infrastrutture De Micheli ha annunciato la gestione del nuovo ponte Morandi da parte della società della famiglia Benetton.
"La Consulta ci ha dato ragione", ha commentato entusiasta Luigi Di Maio, "adesso pensiamo a fare giustizia per le famiglie delle 43 vittime"
Dal punto di vista finanziariio, la Coste costituzionale ha poi dichiarato inammissibili le questioni sull'esclusione di Aspi e delle imprese collegate per far fronte alle spese di ricostruzione del ponte. L'azienda nel frattempo ha provato a difendersi ricordando che in questi due anni "ha supportato in ogni modo la realizzazione del nuovo viadotto sul Polcevera, facendosi carico della totalità delle spese di demolizione e costruzione, con un esborso complessivo di circa 600 milioni di euro".