Per il giudice non si tratta di crudeltà verso gli animali, ma una pratica consentita da un rito religioso
Avevano sgozzato un capretto per strada, macellandolo secondo il rito islamico ma senza le autorizzazioni. Per questo due rom erano stati condannati in primo grado per maltrattamento di animali. Ora la Corte d’Appello di Genova ha ribaltato la sentenza: non c'è stata nessuna crudeltà perché era un rito religioso e questa pratica è ammessa per il rispetto del credo altrui.
"Una pratica come il sacrificio rituale musulmano, che è di per sé crudele se parametrata alla sofferenza inflitta, non può essere considerata illecita poiché esplicitamente ammessa per il rispetto dell'altrui libertà religiosa, e quindi non lesiva del comune sentimento di pietà", scrive il giudice nella sentenza secondo quanto riporta La Stampa. "Il limite allo svolgimento di queste pratiche è quello della necessità, nel senso che la macellazione senza stordimento preventivo della vittima è consentita solo ed esclusivamente nel contesto d’un rito religioso, com'è avvenuto nella fattispecie", si legge ancora.
I due nomadi in primo grado erano stati condannati anche a una sanzione da quattro e seimila euro.