Il racconto dell'omicida: "Abbiamo discusso per il sentiero. Lui mi ha insultato e sputato addosso e io non ho capito più nulla"
Svolta nel caso di Albano Crocco, l'anziano trovato decapitato l'11 ottobre nei boschi di Lumarzo (Genova). Il nipote Claudio Borgarelli, già accusato di aver ucciso lo zio, ha confessato il delitto, maturato per rancori legati all'area intorno alla casa e al passaggio su una stradina. "Abbiamo discusso per il sentiero - ha detto l'omicida davanti al gip Paola Faggioni -. Lui mi ha insultato e sputato addosso e io non ho capito più nulla".
"Quella mattina - ha detto ancora Borgarelli davanti al gip - ho aperto la porta e ho visto la macchina e i paletti divelti. Ho seguito mio zio e mi sono portato dietro la pistola perché temevo che fosse armato anche lui. Abbiamo discusso. Io gli ho sparato due colpi e poi l'ho decapitato. Sono tornato a casa, ho messo la testa nel sacco e poi l'ho buttata".
"Non so perché gli ho tagliato la testa" - "Non lo so perché ho tagliato la testa a mio zio. Non me lo so spiegare", avrebbe detto Borgarelli durante la confessione davanti al gip, mentre ripercorreva i momenti dell'omicidio. E' emerso, tra l'altro, che per trascinare il corpo dello zio dopo averlo ucciso e decapitato nel dirupo dove è stato ritrovato ha usato una corda.
Ha messo la testa nel sacco ed è tornato a casa dove si è cambiato. La pistola usata da Borgarelli per colpire la vittima è quella sequestrata in casa sua, come emerso anche dagli esami del Ris.
"Volevo bene a mio zio" - "Io volevo bene a mio zio. Ero legatissimo a lui quando ero piccolo. Ma questa vicenda del sentiero mi ha ossessionato. Mi sentivo vittima di una ingiustizia", ha detto Borgarelli nel corso dell'interrogatorio durato circa un'ora. "Non riusco più a sopportare il peso di questo omicidio".
La figlia della vittima: "Mio padre aveva paura di lui" - "Voglio vederlo in faccia e chiedergli perché l'ha fatto, perché ha distrutto la mia famiglia e ha distrutto se stesso". Lo ha detto Daniela Crocco, figlia di Albano riferendosi al cugino-omicida. "Ora voglio giustizia - ha detto la donna -, deve rimanere in carcere tutta la vita e non vedere più la campagna e l'erba che tanto amava. Mio padre aveva paura di lui - ha detto ancora -. Adesso capisco perché mi chiamava tante volte, come se avesse un presentimento. Capisco percheé mi diceva: non ti fidare di Claudio".