La donna fu uccisa entro 4 ore dalla colazione. Secondo la relazione medico-legale, qualcuno l'avrebbe colpita prima di ucciderla: "Lesioni non accidentali e non compatibili con il suicidio"
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Liliana Resinovich "in via di elevata probabilità" è morta "nella mattinata del 14 dicembre 2021, entro quattro ore dalla colazione". A stabilirlo è la relazione medico-legale dell'anatomopatologa Cristiana Cattaneo e di Vanin, Tambuzzi e Leone, incaricati dalla Procura. La fascia oraria dunque entro la quale è avvenuto il presunto omicidio, visto che la donna aveva fatto colazione intorno alle 8-8:30, si conclude intorno alle 12. Dunque gli investigatori stanno tentando di ricostruire gli spostamenti della donna, vista per l'ultima volta alle 8:50, ripresa dalla videocamera di un autobus mentre attraversa piazzale Gioberti. Importanti, poi, potrebbero essere gli esami su diversi capelli e peli pubici della vittima (almeno 15), che potrebbero rivelare la presenza di Dna di altre persone.
L'auspicio infatti è che il corpo di Liliana possa ancora "parlare": l'esame degli indumenti e dei sacchetti che racchiudevano il capo ha restituito 15 formazioni pilifere. Sono nuovi elementi su cui la superperizia firmata dalla anatomopatologa forense Cattaneo suggerisce "approfondimenti genetici a mezzo di nuove tecnologie di sequenziamento ultramassivo (Ngs) nell'ottica della ricerca di terze persone coinvolte". Caccia aperta dunque a un possibile Dna dell'assassino. A quanto si apprende, il materiale è stato rinvenuto in minima quantità e il rischio che possa essere intervenuta una contaminazione in una prima fase delle indagini rimane.
Secondo i periti, una volta uccisa, il corpo di Liliana avrebbe giaciuto in posizione fetale "sin dall'evento morte" o sarebbe stato lì "posizionato poco tempo dopo, indicativamente non più di 6-10 ore in media". Infatti, per i consulenti "non è emerso alcun elemento tecnico che contrasti con il fatto che il corpo della donna sia rimasto sempre nello stesso luogo in cui è stato poi ritrovato".
La Procura di Trieste, che aveva affidato l'incarico a Cattaneo per la consulenza, è già al lavoro sulle risultanze. La perizia di oltre 200 pagine è finita sul tavolo della pm Ilaria Iozzi, nuova titolare del fascicolo. A sua disposizione anche il materiale raccolto nelle prime fasi dopo la morte della 63enne. Sulla base delle nuove evidenze saranno orientate ulteriori indagini. Nuovi sviluppi imminenti sarebbero prematuri e allo stato non risulterebbero provvedimenti di misure cautelari. La super perizia suggerisce anche di estendere approfondimenti per "tutti gli estratti ancora esistenti delle indagini genetiche già effettuate ritenuti pertinenti, nonché per le formazioni pilifere già precedentemente campionate dalla polizia scientifica".
In generale le conclusioni del lavoro svolto da Cattaneo, assieme a Stefano Vanin, Stefano Tambuzzi, Biagio Eugenio Leone, parlano chiaro: non si tratta di un suicidio. Le evidenze tecniche a disposizione "convergono a delineare uno scenario in cui solo una dinamica omicidiaria estrinsecatasi a mezzo di soffocazione esterna diretta trova concreta motivazione tecnica". La causa di morte "è da ricondursi a una asfissia meccanica esterna contestuale o immediatamente successiva alla applicazione di lesività di natura contusiva certamente al capo, alla mano destra e molto probabilmente ad altre sedi del corpo (torace e arti)". La morte con "elevatissima probabilità" si colloca nella mattinata del 14 dicembre 2021, giorno in cui Resinovich è scomparsa, ed è "molto probabile" che il corpo "sia sempre rimasto nello stesso posto in cui è stato trovato". Non esistono elementi "anche lontanamente suggestivi del fatto che possa essere stato sottoposto a procedura di congelamento".
Inoltre l'ipotesi che la produzione delle lesività traumatico-contusive "possa essere attribuita a un evento accidentale risulta tecnicamente non prospettabile, delineando uno scenario in cui esse possono trovare una concreta e plausibile spiegazione tecnica solamente con l'avvenuto intervento di una terza persona. Non vi sono elementi tecnico scientifici - vi si legge - che supportino l'ipotesi del suicidio". "La perizia ribalta tutto quello che è stato detto fino a oggi. Io non riesco più a capire niente. Ho massima fiducia in quel che la Procura ci dirà. Basta sospetti su di me, cercate l'assassino di Lilly", ha detto Sebastiano Visintin, marito della donna.