Gli esami sul corpo hanno riscontrato "lesioni non solo anteriormente" sul volto, ma anche a destra e sinistra. E sulla mano destra. Escluso quindi un evento accidentale
Il corpo di Liliana Resinovich risultava colpito in quattro punti secondo la superperizia sul corpo della donna trovata morta tre anni fa nei boschi intorno a Trieste. I periti incaricati dalla Procura hanno rilevato, sul volto della donna, "lesioni non solo anteriormente, ma anche alla superficie laterale destra e sinistra. A seguire, poi, la mano destra". Complessivamente, quattro poli d'urto (cioè quattro colpi) diversi sono stati riscontrati dall'esame, come si legge nella relazione medico-legale. Viene quindi escluso "un evento accidentale come una caduta" perché "sarebbe necessario che questa fosse avvenuta in maniera rocambolesca, con un rotolamento o un movimento tale da fare urtare il volto più volte contro una superficie piana o ottusa". La relazione chiarisce che a causare la morte sarebbe stata una manovra chiamata "chokehold".
Si trattarebbe di una manovra in cui la donna sarebbe stata afferrata da dietro dall'aggressore, che le avrebbe avvolto il collo con la forza impedendole di divincolarsi, fino a soffocarla.
Nella relazione si legge che i 4 poli d'urto "hanno interessato differenti distretti corporei (testa e mano, nonché possibilmente anche altre sedi corporee), con anche più lesioni in un medesimo segmento corporeo, coinvolgendo differenti superfici".
Da un punto di vista tecnico, anche considerando soltanto quelle certe, relative "a diversi distretti del capo (fronte sinistra, temporale di destra, labbro di destra e mano destra)", le lesioni sono "da interpretarsi come differenti poli d'urto di una lesività a distribuzione polidistrettuale".