Il delitto dell'imprenditore Cappelletti, avvenuto nel 1998, è stato riaperto nel 2012. All'epoca l'indagine venne archiviata per due volte come caso di suicidio
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L'ex conduttore televisivo Alessandro Cozzi è stato condannato all'ergastolo per l'omicidio dell'imprenditore Alfredo Cappelletti, avvenuto nel settembre del 1998. Lo ha deciso la Corte d'Assise di Milano. Il delitto rappresenta un "cold case", riaperto nel 2012 dopo che all'epoca l'indagine venne archiviata come suicidio. Cozzi stava già scontando una pena di 14 anni per aver ucciso nel 2011 il titolare di un'agenzia di lavoro nel Milanese.
Il giudice ha disposto una provvisionale di 100mila euro per la moglie di Cappelletti e 200mila euro per ciascuno dei due figli della vittima.
La riapertura dell'inchiesta - Cappelletti, imprenditore attivo nel settore della formazione, fu trovato morto il 13 settembre 1998 nel suo ufficio di Milano, in via Malpighi, ucciso da una coltellata al petto. L'inchiesta venne archiviata per due volte come caso di suicidio. Nel 2011 Il pm Maurizio Ascione riaprì per la terza volta l'indagine in seguito all'arresto dell'ex conduttore tv per l'omicidio di un altro imprenditore, Ettore Vitiello, con cui si era indebitato per 17 mila euro.
I giudici: "Cozzi colpevole" - La terza richiesta di archiviazione, basata su una perizia genetica che aveva escluso la presenza del dna dell'indagato sul coltello, venne respinta dal gup Franco Cantù Rajnoldi che, con un colpo di scena, dispose l'imputazione coatta per Cozzi riscontrando "assordanti analogie" tra l'omicidio di Vitiello e la morte di Cappelletti. Cozzi si è sempre proclamato innocente ma per i giudici della Corte d'Assise di Milano, è stato lui a uccidere l'amico imprenditore conficcandogli un coltello in pieno petto.
La famiglia di Cappelletti: "Giustizia è fatta" - "Giustizia è stata fatta". Questo è il commento a caldo della moglie e dei figli di Alfredo Cappelletti, scoppiati in lacrime alla lettura della sentenza. La figlia, per l'emozione, ha risposto a fatica alle domande dei cronisti limitandosi a dire di avere avuto, "qualche giorno dopo la tragica scoperta, i primi sospetti che non si fosse trattato di un suicidio".