SUL MONTE DISGRAZIA

Alpinisti morti, il soccorritore: "Giuseppe Gritti era vivo e chiedeva aiuto"

Il drammatico racconto del 41enne arrivato per primo sul luogo della caduta sul Monte Disgrazia. "Il cellulare non prendeva, se ci fosse stato campo quell'uomo si poteva salvare"

02 Set 2014 - 11:38
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Poche parole prima di morire, mormorate al soccorritore che lo aveva raggiunto per primo, toglierebbero ogni dubbio sulla dinamica dell'incidente del Monte Disgrazia, dove domenica hanno perso la vita quattro alpinisti esperti. "Sono stato io, sono scivolato io sul ghiaccio e ho trascinato giù gli altri legati a me...", ha detto il capocordata Giuseppe Gritti, monzese di 46 anni, dopo il tragico volo.

Alpinisti morti, il soccorritore: "Giuseppe Gritti era vivo e chiedeva aiuto"

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Alessandro Campi, 41enne milanese, era sul monte con la compagna. Hanno sentito dei lamenti e sono corsi verso la roccia in fondo al ghiacciaio. I primi ad arrivare per aiutare gli alpinisti. L'unico ancora vivo era proprio Beppe Gritti. "Lui era a testa in giù e sopra c'erano gli altri tre che non si muovevano perché erano già morti", racconta Campi al Corriere della Sera.

"Erano corpi scomposti, c'erano una gamba qui, una braccio lì, impigliati nelle corde da alpinisti, legati stretti tra loro. Sembrava un gomitolo e l'uomo era sotto", ricorda. "Diceva 'aiutatemi mio Dio', aveva una gamba rotta, i vestiti stracciati, era mezzo nudo. C'era poi un fetore di sangue. Non si muoveva ma parlava, era vivo e lucido".

"Il cellulare non prendeva. Non c'era modo di avvisare nessuno. Eravamo noi due e nient'altro di vivo in quel posto", aggiunge nel suo racconto Campi che cercava di tenere in vita Gritti facendogli delle domande: "Mi ha detto che era scivolato sul ghiaccio, in alto. Diceva che era caduto lui per primo, che era colpa sua e che si era portato dietro gli altri in cordata. E si disperava mentre noi cercavamo di tirarlo fuori". "Per riscaldarlo gli abbiamo messo il nostro telo termico".

Poi i due alpinisti milanesi sono andati a chiamare i soccorsi: "Siamo andati giù di corsa, verso il rifugio dove certamente il cellulare aveva campo: succede solo in Italia che ci siano zone scoperte. Beppe forse si sarebbe salvato se fossi riuscito a chiamare qualcuno". Ma quando i soccorsi sono arrivati sul posto anche Gritti era morto come gli altri compagni di cordata. "Bastava una chiamata e forse si salvava", afferma Campi sconsolato.

Per le vittime non è stata disposta alcuna autopsia e il magistrato ha dato il nullaosta per la sepoltura. I quattro erano esperti, avevano partecipato a più escursioni e pare si stessero allenando per un'impresa ancora più impegnativa.

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