Cinque le persone contagiate in poche settimane, lunghe code davanti agli ambulatori per effettuare la vaccinazione. Iss: "Non c'è il rischio di un'epidemia"
Cresce la preoccupazione per l'aumento di casi di meningite sul lago d'Iseo: dopo i tre casi di dicembre a Villongo e la morte della 48enne Marzia Colosio, un altro caso, il quinto, è stato registrato questa volta a Castelli Calepio. A contrarre la malattia è stato un 16enne, che sabato pomeriggio è stato ricoverato in gravissime condizioni nel reparto di Terapia intensiva dell'ospedale Papa Giovanni di Bergamo.
Il 16enne è ricoverato in prognosi riservata, ma la sua situazione clinica ora risulta stabile: respira da solo e la prognosi si presenta in miglioramento.
Intanto tra le province di Bergamo e Brescia cresce la psicosi, con code fuori dagli ambulatori di Villongo e di Sarnico per effettuare la vaccinazione antimeningococcica e i centralini di Asl e Regione Lombardia in tilt. E numerosi sono stati anche i residenti che hanno deciso di acquistare autonomamente in farmacia la dose. La massiccia affluenza ha spinto le autorità sanitarie ad aprire anche domenica gli ambulatori di Sarnico. Martedì a Villongo è invece atteso l'assessore regionale alla Sanità, Giulio Gallera che nel frattempo ha smentito di aver dato il via alla ricerca sul territorio di un possibile portatore sano di Meningocco C.
E' stato convocato in Prefettura a Bergamo un vertice con tutti i sindaci della zona del Sebino e l'assessore lombardo al welfare Giulio Gallera a seguito dei cinque casi di sepsi da meningococco registrati nell'ultimo mese nella zona. I primi cittadini faranno il punto della situazione e metteranno in campo le strategie di intervento.
Rezza (Iss): "No a panico, basso rischio epidemia" "Non c'è motivo di panico o allarme generalizzato, ma è giusto mantenere alta l'attenzione: se si interviene come si sta facendo, mettendo in atto una vaccinazione di massa, il focolaio si può infatti circoscrivere". Ad affermarlo è il direttore del Dipartimento Malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità, Gianni Rezza, sottolineando che "il rischio di un'epidemia su larga scala è molto basso, perché si sta intervenendo in modo rapido e massivo". Anche se "non si può escludere - avverte - il verificarsi di altri casi finché le vaccinazioni in atto non daranno i loro effetti, il che richiede circa due settimane di tempo".