Per i giudici milanesi, intervenuti su segnalazione dell'Istituto Tumori, i genitori avevano deciso di interrompere una terapia che stava dando risultati per affrontare un viaggio della speranza senza garanzie in Israele
Ha solo tre anni, e una terribile malattia che la minaccia: un glioblastoma diffuso della linea mediana, tumore al cervello particolarmente aggressivo. Ma i giudici del Tribunale dei minori di Milano hanno vietato ai genitori di portarla in Israele per farla sottoporre a una "terapia molecolare" che secondo un medico di Tel Aviv potrebbe guarirla. Secondo i giudici, infatti, si tratta di un "viaggio della speranza" senza garanzie di successo.
E, soprattutto, grazie alle cure all'Istituto Tumori di Milano, la malattia della piccola è già stata aggredita con successo: dopo un ciclo di chemioterapia iniziato a luglio, racconta la Repubblica, a settembre i medici hanno riscontrato un "eccellente recupero neurologico" e nessun effetto collaterale, tanto che la bimba non ha perso i capelli e non ha avuto nausea. E secondo gli esami la massa tumorale non si è allargata, segno che il progredire della malattia, almeno per ora, è stato contenuto.
I genitori della bimba, però, non arrendono e, mentre le cure a Milano proseguono, contattano anche altri esperti internazionali in Francia e in Israele. Proprio da un medico israeliano, il professor Shlomi Constantini, arriva un consulto che dà nuova speranza a papà e mamma della piccola: secondo lui la malattia è meno aggressiva di quanto i colleghi italiani abbiano riscontrato, e si può combattere con una "terapia molecolare". Così i genitori, nonostante il parere contrario dei medici milanesi, decidono di interrompere le cure nel capoluogo lombardo e di partire, il 13 febbraio, alla volta di Tel Aviv.
A questo punto, però, l'istituto Tumore interviene segnalando il caso alla Procura, e sottolineando le gravi conseguenze a cui potrebbe essere esposta la bimba con un cambio di terapia. E il tribunale dei minori, dopo aver valutato il caso, blocca il trasferimento della paziente: secondo i giudici, infatti, le difficili condizioni emotive dei genitori rischiano di far interrompere una terapia efficace per affrontare un viaggio della speranza senza garanzie cliniche. Anche perché l'Istituto milanese, dopo aver contattato il professore israeliano, spiega che il medico non ha fornito informazioni valide dal punto di vista scientifico sul sul metodo di cura.
"La libertà di cura - spiega al quotidiano il capo della Procura per i minori, Ciro cascione - non è in discussione, ma il genitore deve avere consapevolezza delle scelte terapeutiche nell'interesse del bambino. Se, come in questo caso, si esce dal tracciato dei protocolli scientifici riconosciuti, dobbiamo intervenire".
ora la bimba è ricoverata in un altro istituto, e il Tribunale ha autorizzato i genitori a scegliere l'ospedale nel quale vogliono farla curare: l'unica limitazione è che si deve trattare di una struttura situata in Italia. E il legale della famiglia, Anna Galizia Danovi, commenta a la Repubblica: "La giustizia sta facendo il suo corso, dopo una fase iniziale di apparente tensione. Oggi tutti si augurano che questa vicenda possa avere un lieto fine".