L'interrogatorio a "Zona Bianca": "Alessia non mi ha mai detto che aspettava una bambina"
"A gennaio 2021 Diana è nata prematuramente in casa mia e la piccolina è stata ricoverata per circa due mesi all'ospedale di Bergamo". Sono le dichiarazioni del compagno di Alessia Pifferi la mamma di Diana, la bambina di 18 mesi morta di stenti perché abbandonata dalla madre per giorni da sola in casa a Milano. L'uomo, interrogato dal gip, racconta l'origine della relazione con la 37enne avvenuta "tramite un sito di incontri circa due anni fa". La loro conoscenza - così come emerge dalle dichiarazioni rese note dalla trasmissione di Rete 4, "Zona Bianca" - sarebbe diventata una "relazione vera e propria, tra alti e bassi, a partire da agosto 2020".
L'uomo inoltre dichiara, che non era a conoscenza della gravidanza di Alessia Pifferi anche se "durante la convivenza ne aveva avuto il sospetto a causa dell'assenza del ciclo e della pancia che aumentava". Ma il compagno di Alessia nega di sapere l'identità del padre della piccola e che la stessa Pifferi "non sapesse di essere di essere incinta".
I due compagni, però, si sarebbero successivamente allontani e avrebbero ripreso a frequentarsi nel gennaio scorso. Nei weekend in cui Alessia andava a trovarlo a Leffe, in provincia di Bergamo, non portava mai con sé la bambina. "Mi diceva che rimaneva con la sorella o la baby-sitter", dichiara l'uomo nell'interrogatorio.
"Alessia è venuta da me giovedì 14 luglio, mi ha detto che sarebbe andata via lunedì e che la bambina era insieme alla sorella che l'aveva portata al mare", spiega l'uomo che poi racconta del momento in cui è venuto a conoscenza della morte della piccola Diana: "Mi ha chiamato Alessia, un paio di ore dopo aver lasciato casa mia, e mi ha detto che la bambina era morta e che qualcuno era entrato in casa. Poi mi ha passato la sua vicina di casa che mi ha confermato che era tutto vero", conclude.
Al momento il magistrato ha chiesto per Alessia Pifferi la convalida del fermo e la custodia cautelare in carcere perché ritiene che la 37enne sia una persona pericolosa e che sussista il pericolo di reiterazione del reato.