Dalla denuncia dei furti in metropolitana alle ronde social dei pendolari, dall'odio sul web per i filmati delle presunte ladre in azione, fino alle aggressioni verbali e fisiche
È iniziata più di un anno fa la battaglia di "Striscia la Notizia" contro le borseggiatrici di Milano. Un'inchiesta condotta dallo storico inviato del tg satirico, di Canale 5, Valerio Staffelli volta a smascherare le ladre della metropolitana di Milano e a mettere in allarme i passeggeri ignari dei continui furti ai loro danni. Una battaglia quella di Staffelli che ha scatenato l'attenzione su un fatto reale: i furti nella metropolitana, ma che ha generato anche odio social, una "caccia alle ladre" e pure diverse aggressioni tra le borseggiatrici e i cittadini e viceversa.
La battaglia di "Striscia la Notizia" - Armato di fischietto e megafono e accompagnato da un gruppo di deterrenti che indossano pettorine gialle con la scritta "Attenti alle borseggiatrici", Valerio Staffelli le ha filmate per mesi denunciando la presenza delle presunte ladre sui vagoni dei treni della metro. In alcune occasioni è riuscito a riprendere i furti, ponendo l'attenzione sulle modalità di azione, e in altre ha provato a fermarle allertando anche le forze dell'ordine. Non sono mancate le minacce e le aggressioni sia verbali che fisiche. Le ladre, messe alle strette, spesso hanno reagito con la violenza sia ai danni di Staffelli che delle sue deterrenti.
L'odio social e la "caccia alle borseggiatrici" - L'attenzione sulla presenza delle borseggiatrici in metropolitana, se da un lato ha reso i cittadini più attenti ai possibili furti, dall'altro ha scatenato anche tantissimo odio social, e non solo. La mania di condividere in rete è stata terreno fertile per la nascita di alcuni profili, nati per documentare quello che succede nel capoluogo lombardo, ma divenuti in breve uno spazio dedicato alle presunte ladre. Queste pagine in poco tempo sono diventate un luogo di denuncia ma spesso i volti delle donne, etichettate come borseggiatrici, sono stati condivisi sui social senza mai oscurarne i volti, anche nel caso di minorenni, e senza nessuna tutela.
Dai video sui social si è passato a delle vere e proprie ronde alla ricerca delle borseggiatrici. Gruppi di pendolari si sono organizzati autonomamente, sostituendosi alle forze dell'ordine, per andare alla ricerca delle ladre. "Ho visto che nessuno interveniva, le forze dell'ordine avevano le mani legate e ho deciso di mettermi in prima linea a segnalare queste persone che rubano tutti i giorni", dichiarava uno di loro, Matthia Pezzoni, a "Zona Bianca".
Le aggressioni - Il clima di rabbia, l'esasperazione e l'odio social sono presto degenerati nelle aggressioni fisiche. "Ero con mia cugina quando in metro sono arrivati dei ragazzi che ci hanno spruzzato dello spray al peperoncino in faccia e mi hanno picchiato, qui, vicino alla pancia", ha raccontato la 18enne incinta ai microfoni di "Dritto e Rovescio". La giovane intervistata ricorda l'episodio che l'aveva resa virale sui social. Dopo l'aggressione, cacciata dalla metropolitana, aveva gridato contro chi la filmava rivendicando il diritto di rubare. "Ho rubato ieri, ho rubato oggi cosa vi interessa? - urlava - È il nostro lavoro, dobbiamo rubare". La violenza, però, non si è verificata solo a scapito della borseggiatrice, ma anche ai danni di alcuni cittadini. È il caso di Matthia Pezzoni, il presidente del Comitato Sicurezza per Milano. Il 34enne ha raccontato di essere stato aggredito dalle borseggiatrici dopo averle riprese con il suo cellulare. "Erano in tre/quattro e hanno iniziato ad aggredirmi con sberle e pugni. A causarmi il trauma all'occhio è stato però un ragazzino con il giubbotto rosso che non avevo mai visto e che si è aggiunto al pestaggio all'improvviso", ha raccontato a Tgcom24.
La difesa - Intervistata a "Dritto e Rovescio", in un servizio andato in onda nella puntata del 23 marzo, la giovane di nazionalità romena ha raccontato la sua versione dei fatti e si è giustificata: "Mi vergogno per quello che ho detto, ero molto agitata. Vorrei non rubare, ma non ho alternative". "Mi scuso per quello che ho detto - ha ribadito poi la 18enne in dolce attesa - ma avevano aggredito me e mia cugina con una bomboletta. Ci filmano, ma non mostrano mai le aggressioni ai nostri danni".