La scoperta

Brescia, trovato il biglietto di un artigiano del Cinquecento durante il restauro dell'organo del Duomo Vecchio

“Era ripiegato in ben 32 parti, un quadratino quasi invisibile tra i trucioli" spiega il direttore dei lavori Giuseppe Spataro. Il foglietto riporta data e firma dell’artista che ha realizzato le colonne dello strumento

30 Ago 2023 - 22:52
 © Ansa

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Nel Duomo Vecchio di Brescia, durante il restauro degli affreschi di Girolamo Romanino e dell’organo Antegnati-Serassi, è stato ritrovato un biglietto del XVI secolo. Una scoperta che permette di fare un viaggio indietro nel tempo. Si tratta, infatti, di un documento del 1538, nascosto tra le colonne dell'organo e lasciato lì proprio dall'artigiano che ha lavorato alla realizzazione dell'opera. 

"Un ritrovamento raro"

 La scoperta è stata riportata da Repubblica. "Siamo stati fortunati, un ritrovamento del genere è molto raro" ha detto il direttore dei lavori Giuseppe Spataro. Che ha raccontato come è avvenuta la scoperta e che cosa si sono trovati davanti gli esperti che stavano effettuando le operazioni di restauro: “Era ripiegato in ben 32 parti, un quadratino quasi invisibile tra i trucioli. Riporta due righe di testo e per decifrarle ci siamo rivolti a una delle massime esperte del settore, Barbara Maria Savy, docente di Storia dell’arte all’Università di Padova e studiosa del Romanino”. 

La firma di un artigiano

 “Mi Pasì da Pasira si fat questi coloni de l’orgen del dom / El dì 12 de aprilil mili 538” si legge sul biglietto. Secondo Barbara Maria Savy, si tratta della firma dell'artigiano Pasì di Passirano, originario del Bresciano. Sarebbe proprio lui l'autore delle colonne dell'organo e, dopo la realizzazione dell'opera, avrebbe deciso di lasciare la sua firma con tanto di data, 12 aprile 1538, nell'ormai famoso biglietto. Una teoria plausibile secondo Repubblica, visto che “negli archivi si trovano testimonianze secondo le quali all’epoca a Passirano erano attivi artigiani, falegnami e carpentieri di nome appunto Pasino” continua Giuseppe Spataro.

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