STRAGE DI VIA PALESTRO

Brusca: "Cosa Nostra voleva piazzare siringhe infette in spiaggia a Rimini"

Durante il processo per la strage di via Palestro, il collaboratore di giustizia ha riferito che la mafia puntava a un cambio di strategia, colpendo non più le istituzioni ma il patrimonio artistico italiano

20 Gen 2015 - 19:43
 © ansa

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Dopo la strage di Capaci, Cosa Nostra puntava a un cambio di strategia, colpendo il patrimonio dello Stato attraverso "un attentato alla torre di Pisa o depositando siringhe infettate dall'Aids sulle spiagge di Rimini". Lo ha riferito il collaboratore di giustizia Giovanni Brusca, negli anni '90 reggente del mandamento di San Giuseppe Jato, durante il processo per la strage di via Palestro a Milano.

Dopo l'arresto del boss Totò Riina nel 1993, secondo quanto ha riferito Brusca, imputato nel processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, la strategia stragista venne "portata avanti da Leoluca Bagarella".

Secondo il collaboratore di giustizia, a suggerire il cambio di strategia, colpendo non più le istituzioni ma il patrimonio artistico italiano, sarebbe stato l'ex estremista di destra Paolo Bellini. "Sospettavamo che Bellini facesse parte dei servizi segreti, abbiamo scoperto che aveva contatti con i carabinieri", ha spiegato Brusca rispondendo alle domande del difensore di Tutino, l'avvocato Flavio Sinatra.

Durante l'udienza sono stati ascoltati come testi altri collaboratori di giustizia, come Gioacchino La Barbera e Baldassarre Di Maggio. "Bellini diceva di avere contatti con un generale dei carabinieri - ha riferito La Barbera - che in cambio dell'aiuto per recuperare alcune opere d'arte rubate in Sicilia, avrebbe potuto fare dei favori ai detenuti". Per avere "maggior potere di trattativa con lo Stato", Bellini avrebbe quindi "suggerito di dare un segnale" attraverso attentati a musei e chiese.

L'udienza è stata rinviata al 24 febbraio, quando verranno ascoltati gli ultimi testi, tra cui Paolo Bellini. Il 24 marzo è prevista invece la requisitoria del pm milanese Paolo Storari.

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