Milano, cadavere mutilato e dato alle fiamme
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Uno dei due arrestati si stava per imbarcare su un aereo per il Sudamerica
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Il cadavere sezionato trovato la sera del 30 marzo, nel corso di un incendio, in una strada periferica di Milano è di un uomo. Secondo i primi accertamenti il tronco - trovato separato da testa e arti - è stato rinchiuso in una grossa valigia, un trolley, di cui sono stati trovati i resti. La polizia ha fermato due uomini, entrambi colombiani, arrivati a Milano nei giorni scorsi. Uno di questi stava per imbarcarsi a Malpensa per tornare in Sudamerica.
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La vittima (non è stata ancora identificata e si attendono gli esami autoptici) ha ricevuto una coltellata al petto e una alla gola. Agonizzante, è stata trascinata in una stanza della villetta di via Carlo Carrà dove stava facendo festa con un gruppo di colombiani. E mentre qualcuno lavava la strada e la puliva dal sangue, il padrone di casa, un 38enne con una lista di precedenti per furto alle spalle, e un complice 21enne da poco arrivato in Italia, smembravano il cadavere a colpi di accetta e lo mettevano in trolley.
I due uomini, poi, con un carrellino portavano la valigia fino ai cassonetti dell'immondizia a poche decine di metri di distanza, hanno cosparso tutto di benzina e hanno appiccato il fuoco. Il 38enne abitava a Milano da alcuni anni ed è stato fermato domenica pomeriggio mentre girovagava per il quartiere. Il complice, invece, è stato fermato all'aeroporto di Malpensa mentre tentava di salire su un volo per Madrid e ad li' raggiungere il Sudamerica. Aveva comprato il biglietto poche ore prima.
La furia omicida si è scatenata sabato sera intorno alle 22, dopo una festa a poche centinaia di metri dal gabbiotto dei rifiuti di via Cascina dei Prati in cui e' stato ritrovato il cadavere. Alla serata hanno partecipato poche persone e verso la fine è scoppiata una lite, secondo gli investigatori, "per motivi di poco conto e risalenti alla vita in Colombia" dei due fermati e della vittima, ha spiegato il pm Storari. Alcuni presenti avrebbero assistito all'omicidio. Grazie alle loro testimonianze e a quelle di un vicino che ha detto agli agenti di aver sentito delle urla e di aver visto poco dopo un gruppo di giovani che lavava la strada, è stato possibile risalire all'autore dell'omicidio in meno di 24 ore. Fondamentale anche la testimonianza dell'inquilino di uno dei palazzi Aler di via Casnina dei Prati, che quando ha visto le fiamme divampare ha avvisato i vigili del fuoco.
Gli investigatori sono riusciti a rilevare un'impronta digitale della vittima, che il fuoco ha risparmiato, ma non sono ancora risaliti alla sua identità perché nei database non e' stata trovata alcuna corrispondenza. Evidentemente la vittima non era mai stata "fotosegnalata" in Italia. Nella casa del delitto, invece, hanno trovato l'accetta e il carrello usato per spostare la valigia ancora sporchi di sangue. I due colombiani (uno accusato di omicidio, l'altro di occultamento e vilipendio di cadavere) avrebbero compiuto l'efferato omicidio dopo "un litigio" durante una festa in una casa nella zona "per motivi futili, per ruggini e vicende pregresse ancora da chiarire". Lo ha spiegato il pm di Milano Paolo Storari a proposito del fermo di due sudamericani.
Il pm ha quindi spiegato che il cadavere è stato "tagliato con un'accetta" e poi trasportato "con un carrello" nel luogo in cui gli è stato fuoco: sia sull'accetta sia sul carrello sono state rilevate tracce di sangue.