Quei messaggi sono costati cari a un marito di Milano, che dovrà versare duemila euro al mese di mantenimento all'ex e tremila euro per i tre figli
L'amante costa cara a un milanese. Gli sms "extraconiugali" sono stati, infatti, ritenuti sufficienti a suffragare la richiesta di separazione con addebito a carico del marito che è venuto meno al dovere di fedeltà. A sentenziarlo la Cassazione, che ha confermato la decisione della Corte di Appello di Milano sulla separazione di una coppia bene del capoluogo lombardo. Nella sentenza 5510 ha così giustificato "l'addebito per la violazione dell'obbligo di fedeltà, in ragione della scoperta, nel novembre 2007, di messaggi amorosi pervenuti sul cellulare" del marito e scoperti dalla moglie. A lei andranno duemila euro al mese, ai figli tremila.
Senza successo, il marito fedifrago ha cercato di sostenere che il matrimonio era traballante già da anni e che la scoperta della sua relazione extraconiugale aveva solo "aggravato una crisi coniugale presente da tempo". La Cassazione gli ha obiettato che nella coppia c'era già stata una "riconciliazione" nel 2002, anno della nascita dell'ultima figlia, e che a far venire meno la ritrovata "unità" era stata proprio la "scoperta dell'infedeltà" appresa nel 2007 dalla moglie che, per caso o deliberatamente, aveva deciso di dare un'occhiatina al cellulare di Enrico.
Ora l'ex marito deve versarle duemila euro al mese di mantenimento, e tremila euro al mese per il mantenimento dei tre figli, oltre al pagamento totale delle spese straordinarie concordate tra le parti. Per la conflittualità dei due genitori, i due figli ancora minori sono stati affidati al Comune di Milano con collocamento presso la madre.