A sette anni dall'omicidio della villetta di Garlasco si riparte dagli indizi. "Sapremo quello che Alberto Stasi non vuole rivelare"
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A sette anni dall'omicidio di Chiara Poggi arriveranno gli accertamenti chiesti dalla famiglia della giovane uccisa nella sua villetta di Garlasco (Pavia). "Finalmente", dice la signora Rita, la mamma della 25enne, alla vigilia del processo bis. "Hanno capito che, se si mettono insieme tutti gli indizi, anche quelli finora negati, la verità potrà venire fuori". Quella che, secondo lei, Alberto Stasi non vuole dire.
La casa dell'omicidio e quel capello tra le dita di Chiara - Ci sono troppe cose che non quadrano secondo la mamma di Chiara, intervistata dalla "Repubblica". La signora, con il marito e il figlio minore, è tornata qui a vivere, tra le mura in cui la ragazza fu uccisa, nell'agosto del 2007, e torna a parlare di quel capello trovato nel pugno chiuso di Chiara. "Abbiamo chiesto l'analisi - dice -, una cosa che costa 200 euro, e ce l'hanno negata. Anche Alberto Stasi tramite i suoi legali si è opposto, e questo non mi torna".
Ripercorre i luoghi dell'omicidio, quelle stanze in cui Rita Poggi vive la sua vita quotidiana, e che tutti i giorni le parlano di Chiara. Quelle scale sotto cui cominciò l'orrenda scena del delitto. "Qua c'era la prima macchia di sangue sul pavimento - ricorda mamma Rita -, è dove Chiara è stata colpita la prima volta".
I gradini verso la cantina - E va avanti: "Qui sul muro c'erano alcuni schizzi, il segno di un altro corpo, mentre tentava la fuga, povera figlia". Ancora, davanti alle scale che portano in cantina, ricorda che c'era la chiazza più grande. Ed ecco che la signora Rita arriva al punto cruciale. "Finalmente, se i giudici rispettano la Cassazione, come dice il nostro avvocato Gianni Tizzoni, potremo capire come sia stato possibile per Alberto non calpestarla". Poi, arriva al punto dove è stato trovato il corpo di Chiara, oltre la porta a soffietto. "Là in basso - dice - sui gradini verso la cantina, c'era Chiara. Dev'essere scivolata di due, o tre gradini, mi hanno detto i periti, per la forza di gravità".
Su quelle scale ancora ci sono macchioline, piccolissime, che ricordano tutti i giorni a Rita il tragico evento che ha segnato per sempre la vita sua e della sua famiglia. Alberto disse di essere entrato, di aver aperto quella porta a fatica e di aver visto il corpo, ma non il sangue. "Noi abbiamo proposto di fare qui, a casa nostra, la prova scientifica. C'è anche un professore torinese che ha fotografato tutto quanto, a grandezza naturale. E invece l'esperimento non è stato fatto come chiedeva il gip".
Le scarpe e il sangue - Come ha fatto Alberto ad avvicinarsi senza sporcarsi di sangue? E lei: "Anch'io, come lei, mi sono affacciata dal gradino dove il corpo si è fermato. E da là non si vede la porta. Noi non vogliamo crocifiggere nessuno, ma bisognerebbe saper volare per non sporcarsi le scarpe di sangue e non lasciare impronte. Quindi, come ha fatto Stasi? E come ha potuto dire, stando in alto, che Chiara 'era pallida'? Quando l'ha vista? Chiara tutto era meno che pallida. Aveva i capelli lunghi che le coprivano il volto e il volto era sporco del sangue colato".
La cartella porno - La mamma di Chiara non può fare a meno di toccare anche l'argomento più scabroso, quello della cartella porno trovata sul computer di Alberto Stasi, e di ricordare: "Mi fa impressione sapere che, quando Alberto era con mia figlia sulla ruota panoramica, fotografava di nascosto i piedi e altre parti delle ragazze che incontrava. Il porno non è reato, ma sono state trovate nel computer migliaia di immagini".
E va avanti ricordando quel particolare: la sera prima della morte Chiara, mentre Alberto è fuori, apre il computer del fidanzato e vede molte cartelle. Anche quella con i file porno? "Non possiamo averne la certezza perché i carabinieri hanno sbagliato la perizia. Si rende conto? Quello per me può essere il movente. Se all'inizio rifiutavo la colpevolezza di Aberto, adesso dico: ma perché si è opposto agli accertamenti?". Tutti quelli che adesso si faranno: l'analisi del capello, della bicicletta appoggiata alla casa, le unghie di Chiara, la prova sui gradini. La signora Rita è convinta che questi nuovi esami potranno far luce sull'omicidio di sua figlia. E svelare chi l'ha uccisa.