E' caccia nei boschi al 47enne Massimo Riella, di Gravedona, che aveva ottenuto un permesso dal giudice per andare a pregare sulla tomba della genitrice morta a dicembre
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E' riuscito a sfuggire alla sorveglianza di quattro guardie e si è dileguato nei boschi del Comasco, dopo aver ottenuto un permesso per uscire dal carcere Bassone, dove era detenuto in attesa di giudizio, per far visita alla tomba della madre morta a dicembre. L'evasione è riuscita al 47enne Massimo Riella, di Gravedona. L'uomo, secondo una prima ricostruzione, avrebbe colpito con una gomitata al volto un agente della penitenziaria, divincolandosi e scappando verso la fitta boscaglia intorno al camposanto. E' una zona che conosce bene, per via dei suoi trascorsi di bracconaggio. Per i poliziotti della penitenziaria al suo seguito è stato inutile inseguirlo tra i rovi e chiedere rinforzi.
La vicenda - A dicembre il giudice aveva negato a Riella di poter partecipare al funerale della madre per motivi di pericolosità sociale. L'uomo è accusato di aver commesso una rapina in abitazione lo scorso ottobre, ai danni di una coppia di ottantenni, minacciati con un coltello, mentre un anno fa era stato arrestato per il possesso di un fucile con matricola abrasa. L'ultima sua cattura, risalente a metà dicembre, era stata preceduta da giorni in fuga, dopo che il 47enne si era gettato dal secondo piano dell'abitazione all'arrivo dei carabinieri.
Il sindacato di polizia penitenziaria Uilpa: basta con la politica degli struzzi - "Non si conosce con esattezza la dinamica dell'evasione", spiega Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, sottolineando: "Indipendentemente da essa, tuttavia, è di ogni evidenza che le nostre carceri non assolvano minimamente alle funzioni che ne giustificano l'esistenza e non assicurino né rieducazione né sicurezza per detenuti e cittadini".
"Noi continueremo a opporci alla politica degli struzzi, - aggiunge, - ma quanto sta continuando a perpetrarsi non può lasciare indifferente la ministra della Giustizia Marta Cartabia e il presidente del Consiglio Mario Draghi. Al di là delle passerelle, servono interventi tangibili e immediati per rafforzare gli organici della polizia penitenziaria, mancanti di 18mila unità, garantirne la formazione e l'aggiornamento professionale, implementarne gli equipaggiamenti e molto altro ancora".
"Proprio queste evasioni, per esempio, potrebbero essere evitate - conclude - dotando la polizia penitenziaria del taser, di cui unica fra le forze di polizia, viene invece privata".
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