un giallo nel giallo

Coniugi uccisi a Brescia, trovato un "tesoro" di contanti in casa

Domenica l'arresto dei due presunti killer. Ma gli investigatori non si spiegano il ritrovamento di diverse migliaia di euro in contanti. Proseguono le indagini

17 Ago 2015 - 10:15

    © ansa

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Diverse centinaia di migliaia di euro. Un giallo nel giallo. Dopo l'arresto di due stranieri, un pachistano e un indiano Sikh, considerati gli esecutori del duplice omicidio di Francesco Seramondi e della moglie Giovanna Ferrari, si infittisce ancor più il mistero sul movente. Nella casa delle due vittime, infatti, secondo quanto anticipato dall'inviato di News Mediaset Enrico Fedocci, gli uomini della Squadra Mobile hanno trovato un vero e proprio tesoro. Denaro in contante di cui ora si sta cercando di capire la provenienza che, al momento, non è stata chiarita. Nemmeno dal figlio e dai parenti delle vittime. Denaro di cui non si trova traccia su libri contabili o nei conti bancari intestati alle società riconducibili alla coppia uccisa. Per questo la Polizia di Stato ha chiesto la collaborazione degli esperti della Guardia di Finanza. "Una cifra spropositata - rivela una fonte confidenziale - che non sarebbe compatibile neanche con la consuetudine di alcuni imprenditori di conservare denaro frutto di commercio in nero".
A questo proposito il procuratore capo Tommaso Buonanno ha commentato ai nostri microfoni il ritrovamento dell'ingente somma di denaro: "Su questo aspetto per ora non rilasciamo commenti, ne parleremo in un secondo momento".

Così, una volta arrestati i due presunti assassini, dopo aver recuperato l'arma del delitto, un fucile a canne mozze, si lavora per cercare di ricostruire il contesto in cui potrebbe essere maturato l'agguato sanguinario, eseguito per punire i due. Una punizione senza appello: la morte. I due uomini arrestati sarebbero concorrenti delle vittime finiti sul lastrico per l'investimento in una attività in precedenza di proprietà di Francesco Seramondi. Si tratta del locale distante pochi metri dal luogo del delitto, il "Dolce Salato".

Anche l'agguato al dipendente albanese avvenuto un mese e mezzo fa sarebbe stato messo in atto dai due arrestati. Ai due presunti assassini gli agenti sono arrivati dopo avere "catturato" la targa del motorino a bordo del quale i sicari hanno agito attraverso le telecamere della zona. L'arma del delitto era stata buttata in un campo. Pare che i due dovessero altri soldi a Seramondi e che la loro attività fosse fallita dopo una ordinanza del Comune che costringeva il "Dolce e Salato" a chiudere entro le 22 di ogni sera, consentendo invece alla pizzeria da Frank di restare aperta tutta la notte, rendendo il locale un punto di riferimento per giovani e nottambuli. Le indagini, dopo la svolta di domenica pomeriggio, proseguono.

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