DETENUTO NUOVAMENTE DA MARZO

Fabrizio Corona, 9 mesi ai servizi sociali "non validi": deve scontarli in galera

L'ex re dei paparazzi è detenuto nuovamente da marzo. I difensori hanno fatto sapere che impugneranno la sentenza del Tribunale di Sorveglianza di Milano

12 Nov 2019 - 13:00
 © agenzia

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Il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha deciso che Fabrizio Corona dovrà scontare in carcere i 9 mesi che, tra febbraio e novembre 2018, aveva passato in affidamento ai servizi sociali. L'ex re dei paparazzi è detenuto nuovamente da marzo. I difensori di Corona hanno fatto sapere che impugneranno la sentenza.

La decisione della Sorveglianza, secondo la difesa, "è in palese contrasto di giudicato con la sentenza di assoluzione e sulle misure di prevenzione, nonché in contrasto con una precedente valutazione dello stesso Tribunale". A fine aprile la Sorveglianza aveva deciso di revocare l'affidamento terapeutico per curarsi dalla dipendenza dalla cocaina concesso all'ex agente fotografico nel febbraio 2018 e poi sospeso a fine marzo scorso, col ritorno in carcere.

Scontare la pena in carcere, infatti, avevano scritto i giudici, è al momento la "soluzione non solo necessitata, ma anche adeguata" al "livello di consapevolezza" di Corona, perché un altro programma di cure all'esterno sarebbe "inadeguato", date le sue continue violazioni delle regole. I giudici avevano anche stabilito che l'ex re dei paparazzi, non solo deve restare a San Vittore, ma anche scontare nuovamente gli ultimi quasi cinque mesi passati in affidamento, in sostanza annullati dai giudici.

E avevano salvato, però, quel periodo tra febbraio e novembre 2018, ma l'avocato generale Nunzia Gatto, numero due della Procura generale milanese, ha chiesto la revoca anche di quei nove mesi per Corona. Con l'impugnazione della Procura generale la Cassazione ha annullato con rinvio la prima decisione della Sorveglianza e così è arrivato il nuovo provvedimento che accoglie la richiesta della Procura generale.

In udienza nei giorni scorsi i legali di Corona avevano spiegato che non c'erano "i presupposti di fatto" per annullare quei nove mesi, anche perché nella nota vicenda dei contanti trovati nel controsoffitto era arrivata un'assoluzione nel merito, confermata anche in appello e poi diventata definitiva.

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