La decisione del preside dell'Istituto Munari di Crema fa discutere ed è diventata un caso politico
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Anche se è arrivata l'iscrizione di un solo studente, la classe del nuovo Liceo del Made in Italy a Crema (Cremona) si farà. Una decisione, quella del preside dell'Istituto Munari Pierluigi Tadi, che fa discutere e che è già diventata un caso politico. Il dirigente, in una lettera inviata alle famiglie, ha fatto sapere che gli studenti che hanno scelto l'indirizzo economico-sociale potranno volontariamente cambiare corso e spostarsi al Liceo del Made in Italy oppure in 24 saranno estratti a sorte e saranno "costretti" così a seguire le lezioni del nuovo indirizzo.
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In totale in Italia sono stati approvati 92 licei a indirizzo Made in Italy, introdotto lo scorso anno dal governo con l'obiettivo di "promuovere le conoscenze e le abilità connesse all'eccellenza dei prodotti e della tradizione italiana", ma il nuovo indirizzo è partito un po' in sordina con appena 375 iscrizioni.
In Lombardia sono 12 le scuole che hanno dato la propria disponibilità ad avviare il liceo del Made in Italy, tra cui l'Istituto Munari che ha però registrato un solo iscritto. Ciò nonostante il dirigente scolastico ha deciso comunque di far partire la classe.
Una scelta "molto grave" per la senatrice Pd Simona Malpezzi che annuncia un'interrogazione parlamentare. "Pensano davvero di poter imporre l'iscrizione al Liceo del Made in Italy? - commenta - una situazione inammissibile per cui chiederemo spiegazioni al ministro Giuseppe Valditara".
Secondo il consigliere regionale del Pd Matteo Piloni, originario di Crema, è "evidente il flop di una proposta", quella del Liceo del Made in Italy, che "non aveva sostanza ma solo propaganda. Evidente a tutti tranne che a uno, il preside Tadi. Ancora una volta al 'Munari' la volontà degli studenti e delle loro famiglie viene ignorata dal dirigente scolastico".
Anche la senatrice di Avs, Aurora Floridia, fa sapere che presenterà un'interrogazione a Valditara, mentre l'ex sindaca di Crema, Stefania Bonaldi, attacca il preside Tasi, "purtroppo non nuovo a forzature e scivoloni autoritari", che ha deciso di attivare la classe "dando agli studenti e alle loro famiglie due opzioni - conclude ironica - spontaneamente o spintaneamente".
Alcuni genitori hanno già parlato di una "forzatura" con cui "davanti a una sola iscrizione, ne saranno costrette altre 24". Non è la prima volta che il preside Tadi finisce al centro delle polemiche. Nel 2019 una studentessa era stata sospesa (decisione poi annullata, ndr) per due giorni dopo che aveva criticato sui social network il permesso negato di celebrare a scuola la giornata contro la violenza per la mancata presentazione di un progetto nei tempi stabiliti.
Qualche anno più tardi, Tadi era finito nel mirino dei genitori a causa di "atteggiamenti poco comprensivi" e "discriminazioni" nei confronti degli studenti disabili. Accuse alle quali il dirigente scolastico aveva risposto parlando di "accanimento e condotta persecutoria" nei suoi confronti "con riferimento a qualsiasi decisione presa dalla direzione del 'Munari', anche se concordata con l'Ufficio scolastico regionale".