"Zona Bianca" ha intervistato alcuni degli stretti collaboratori del medico scomparso: "Nessun complotto, è una cosa che arriva da lontano"
A poco più di settimana dalla morte del medico Giuseppe De Donno, lo pneumologo mantovano suicidatosi martedì 27 luglio nella sua casa di Eremo di Curtatone, la notizia della sua scomparsa è diventata bandiera dell'argomentazione di no vax e complottisti. Tuttavia, chi lo conosceva, si rifiuta di pensare a piste complottiste: "Dietro la morte di De Donno non ci sono dietrologie - spiega a "Zona Bianca" Raffaello Stradoni, direttore Generale dell'ospedale Poma - la sua morte deriva da lontano, per noi è stata una doccia fredda perché pensavamo che le cose si stessero sistemando ma non è stato così".
De Donno, che da poco tempo aveva deciso di abbandonare il suo lavoro in ospedale per dedicarsi all'attività di medico di base. Per molti, però, De Donno è stato vittima delle polemiche legate alla sua terapia per curare il Covid con il plasma dei pazienti guariti: "Mi disse che aveva deciso di dare una svolta alla sua vita e di interrompere la collaborazione con l'ospedale - racconta Ivan Miorali, direttore del centro medico Armonia - non credo abbia mai avuto modo di spiegare le motivazioni dietro questa scelta". Non avendo lasciato scritti in cui De Donno spiega il suo gesto, la Procura di Mantova ha deciso di procedere per istigazione al suicidio, anche se tutto lascia propendere per il gesto volontario.