"C'ERA UNA RETE DI PEDOFILI"

Delitto Desirée, il padre: "Dopo 16 anni il mandante è ancora libero, riaprire il caso"

La figlia 15enne venne massacrata a coltellate dal branco nel 2002 dopo un tentativo di stupro in una cascina abbandonata del Bresciano. L'uomo accusa: "Dietro c'era una rete di pedofili"

04 Giu 2018 - 12:19

"C'era un mandante che è sempre stato coperto, che faceva parte di un gruppo di adulti che organizzava serate a luci rosse con ragazzine minorenni a base di sesso e droga. Un gruppo che pagava chi rapiva le giovani da portare poi ai festini". Maurizio Piovanelli, il padre di Desirée, studentessa bresciana 15enne uccisa il 28 settembre 2002, torna a parlare dell'omicidio della figlia, e chiede nuove indagini.

La ragazzina, secondo la ricostruzione emersa dalle indagini e confermata nel corso dei processi, venne attirata nella cascina Ermengarda a Leno, nel Bresciano, da un vicino di casa 16enne, che aveva pianificato lo stupro e l'omicidio dell'amica assieme a due coetanei e a un adulto, Giovanni Erra, anche lui vicino di casa dei Piovanelli. Ma il padre della ragazza solleva dubbi sulla vicenda, raccontando ala trasmissione televisiva Quarto Grado e al Giornale di Brescia che mentre Erra è ancora detenuto, i tre ragazzi, oggi maggiorenni, dopo aver scontato le condanne a 18, 15 e 10 anni sono tornati in libertà: uno di loro, che ancora abita a Leno, "ci ha riferito elementi importanti a chiarire i contorni della vicenda".

Per questo l'uomo sostiene di non aver "mai creduto alla ricostruzione emersa durante i processi", secondo la quale Desirée si ribellò al tentativo di stupro e per questo venne accoltellata da uno dei minorenni, seguito dagli altri. Ma per Maurizio Piovanelli "mia figlia è vittima di un tentativo di rapimento e non di un tentativo di abuso. Il paese, Leno, sa come sono andati i fatti. Tante persone mi hanno avvicinato, mi hanno detto di conoscere il gruppo di pedofili. Perché di pedofilia si tratta. Da quello che sappiamo si tratta di persone che adescavano le ragazzine e per avvicinarle sfruttavano i coetanei, minorenni a loro volta usati". Però, secondo il padre della ragazza, "sarebbero coinvolte persone importanti e per questo non si è mai voluto andare a fondo".

Maurizio Piovanelli annuncia quindi che "con il mio avvocato abbiamo preparato un esposto che depositeremo tra qualche giorno", e chiede agli assassini dalla figlia di incontrarlo per "raccontare quello che sanno" anche se "so che hanno paura".

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