DOPO L'ASSOLUZIONE

Delitto Macchi, Appello: ingiusta detenzione, 303mila euro a Binda

Accolta l'istanza di risarcimento presentata dall'uomo che è stato in carcere tre anni e mezzo, tra il 2016 e il 2019, prima dell'assoluzione del gennaio 2021

12 Ott 2022 - 20:39
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La quinta Corte d'Appello di Milano ha accolto l'istanza di riparazione per ingiusta detenzione e ha liquidato oltre 303mila euro a Stefano Binda, il 53enne assolto nel gennaio 2021 in via definitiva dall'accusa di avere ucciso la studentessa Lidia Macchi. L'uomo è stato in carcere tre anni e mezzo, tra il 2016 e il 2019. A maggio, in aula, aveva chiesto un "indennizzo" di oltre 350mila euro.

La vicenda - Stefano Binda nel gennaio del 2021 era stato assolto definitivamente dall'accusa di aver ucciso Lidia Macchi, la giovane studentessa trovata morta con 29 coltellate nel gennaio 1987 in un bosco a Cittiglio, nel Varesotto. Un caso rimasto irrisolto da allora.

Omicidio Lidia Macchi, la ricostruzione del delitto di Varese 1987

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In primo grado Binda era stato condannato all'ergastolo e poi prosciolto in appello dalla Corte di Assise di appello di Milano. L'inchiesta, avocata dalla Procura generale di Milano, il 15 gennaio del 2016 aveva portato in cella Binda. L'uomo venne scarcerato il 24 luglio 2019, in seguito all'assoluzione in secondo grado poi confermata dalla Cassazione.

Omicidio Lidia Macchi, ergastolo a Binda

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Ora la quinta Corte d'Appello, come è stato comunicato con una nota, ha depositato l'ordinanza riconoscendo l'ingiusta detenzione e liquidando immediatamente 303.277,38 euro a titolo di indennizzo.

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