L'accusa per l'esponente radicale era di "istigazione o aiuto al suicidio", reato per cui sono previste pene tra i 5 e i 12 anni. Dopo aver portato in Svizzera Fabiano Antoniani, Cappato si era autodenunciato
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La Procura di Milano ha chiesto l'archiviazione per Marco Cappato, indagato per aiuto al suicidio in relazione alla morte avvenuta in Svizzera di dj Fabo a fine febbraio. Dalle indagini condotte dal pm Tiziana Siciliano e Sara Arduini non sarebbero emersi profili penalmente rilevanti nei confronti dell'esponente radicale. La richiesta dovrà ora essere valutata dal gip.
I pm: "C'è anche il diritto alla dignità" - Nella loro richiesta i pm scrivono che "le pratiche di suicidio assistito non costituiscono una violazione del diritto alla vita quando siano connesse a situazioni oggettivamente valutabili di malattia terminale o gravida di sofferenze o ritenuta intollerabile o indegna dal malato stesso". E precisano che la giurisprudenza "ha inteso affiancare al diritto alla vita tout court il diritto alla dignità della vita inteso come sinonimo dell'umana dignità".
I pm Siciliano e Arduini ritengono che Cappato abbia portato dj Fabo in Svizzero proprio per aiutarlo a esercitare il suo diritto "alla dignità umana" che va bilanciato con il diritto alla vita. La Procura ritiene dunque che Cappato abbia svolto una condotta che si è limitata al solo trasporto di chi voleva esercitare un suo diritto.
Cappato con dj Fabo per l'ultimo viaggio - Cappato, tesoriere dell'associazione Luca Coscioni, aveva accompagnato il 27 febbraio nella clinica elvetica Dignitas, nei pressi di Zurigo, Fabiano Antoniani, per il suicidio assistito. L'inchiesta milanese era scattata dopo la decisione di Cappato di autodenunciarsi ai carabinieri proprio per l'aiuto concreto fornito a dj Fabo per andare in Svizzera a morire.
Ora la parola sulla richiesta di archiviazione passa al gip, che potrebbe accoglierla oppure respingerla o sollecitando nuove e più approfondite indagini o disponendo l'imputazione coatta dell'imputato.