intervista a tgcom24

Ebreo accoltellato a Milano, parla il soccorritore: "Una scena horror"

Un quarantenne residente in zona si è ritrovato Nathan Graff tutto insanguinato, che gli veniva incontro, rantolando. "Ho chiamato il 118, mi chiedevano i sintomi, ma lui non parlava italiano"

13 Nov 2015 - 17:49

    © da-video

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"Me lo sono visto davanti, mi camminava incontro, tutto insanguinato, rantolava, gli chiedevo: Che è successo? Che c'è? Ma lui non rispondeva". Ha ancora negli occhi la "scena da film horror" che ha vissuto e la voce scossa e stanca per la brutta esperienza e la notte in Questura, un 40enne pugliese, Luigi Dell'Olio, che ieri a Milano è stato il primo a chiamare i soccorsi per Nathan Graff, l'ebreo accoltellato per strada, in viale San Gimignano.

"L'ho fatto sedere su una panchina - ricorda il testimone, - cercava di tamponare da solo il sangue con la sua giacca; si era rialzato e mi era venuto incontro dopo che l'aggressore, la metà di corporatura rispetto a lui, lo aveva buttato a terra per sferrargli le coltellate alla schiena. Era sotto shock, non riusciva a parlare, aveva tentato una reazione, invano. I sanitari al telefono chiedevano a me di descrivere i sintomi, ma io non riuscivo a comunicare con quell'uomo insanguinato".

L'ambulanza è arrivata sul posto dopo un quarto d'ora; nel frattempo intorno a quella panchina si era formato un capannello di gente: altri ebrei che tentavano di parlare con la vittima. "E' arrivato anche il ragazzo che aveva inseguito l'accoltellatore. Ci diceva che lo aveva visto in faccia, perché si era tolto il passamontagna. Descriveva un giovane biondo, pelle bianca, escludeva un arabo: per lui era un italiano".

Con l'arrivo degli agenti, la convocazione in Questura per la deposizione, fino alle 3.30 di notte. "Nell'attesa venivano fuori altri dettagli, spesso però incongruenti: l'aggredito, per qualcuno dei presenti, era arrivato da tre giorni a Milano per aiutare il suocero nella vendemmia; altri affermavano, invece, che abitava lì. Io vivo lì da maggio, ma non lo avevo mai incontrato prima. Quella è una zona tranquillissima; a sera cade il silenzio. Ed è anche molto sorvegliata e sicura, perché tanti sono gli obiettivi sensibili legati alla comunità ebraica di Milano".

Dopo il grande spavento resta la paura? "Non si conoscono i motivi di questa aggressione, ma non credo che ci sia un folle nel quartiere che di notte accoltella passanti a caso. Una ragazza ha raccontato che nel pomeriggio ha visto un uomo sconosciuto dai capelli scuri, seduto su una panchina, la descrizione non corrispondeva all'accoltellatore, visto anche da una donna a passeggio con il cane, e quindi lo indicava come possibile palo, ma quella strada è piena di panchine e di passanti che si fermano a riposare. E' comunque un'esperienza che non auguro a nessuno".

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