Ha citato la figlia in tribunale chiedendo al giudice di nominare un tutore perché "è manipolabile". Il legale della Reggiani: "Tutto falso" e chiede una nuova perizia. E' guerra anche con le figlie
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Patrizia Reggiani, la ex moglie di Maurizio Gucci condannata come mandante dell'omicidio del marito, è in attesa di ricevere un vitalizio milionario proprio dai beni dello stilista ucciso e che gli era stato concesso in fase di divorzio. Ma a cercare di bloccare la rendita milionaria alla donna è la madre di lei, Silvana Barbero, 90 anni, che l'ha citata in tribunale e ai giudici ha detto: "Mia figlia è manipolabile".
La Barbero chiede dunque per la figlia di nominare un amministratore di sostegno, si legge sul "Messaggero": una specie di tutore per la donna, ritenuta incapace. La Reggiani ribatte: "E' un complotto".
La condanna della Reggiani risale al 1995: a San Vittore ha passato 17 anni e adesso è una donna libera che potrebbe incassare un milione di euro all'anno più 24 di arretrati e anche, in prospettiva, la quota legittima dell'eredità di sua madre. Ma è proprio la madre che si oppone ritenendo che la Reggiani, operata nel 1992 per un tumore al cervello, potrebbe dissipare quell'enorme patrimonio. Parla di amiche poco affidabili e di conoscenze pericolose, anche se Daniele Pizzi, il difensore della vedova Gucci, sottolinea che "in due mesi di investigazioni non è emerso nulla".
In tribunale il legale ha appunto contestato la relazione psichiatrica firmata dal medico che aveva in cura la Reggiani quando era in carcere e chiesto una nuova perizia effettuata da uno specialista nominato dal giudice. Lo scopo è quello di smontare la tesi della signora Barbero, cui la Reggiani contrattacca con una richiesta di protezione giuridica per la madre: "Ha più di 90 anni ed è più influenzabile di me".
Anche le figlie contro Patrizia - A dare battaglia alla Reggiani sono poi anche le figlie di lei e di Maurizio, Allegra e Alessandra, uniche eredi del patrimonio del padre. Il vitalizio infatti, ritenuto valido dalla Corte d'appello di Milano, dovrebbe esserle pagato da loro, che però non ci stanno e hanno impugnato l'accordo firmato da Maurizio e Patrizia il 24 dicembre 1993, dopo il divorzio.
In quel documento i giudici vedono "un'indubbia volontà delle parti a correlare la tutela dell'interesse di Patria Reggiani con tempi successivi alla fine della vita di Maurizio Gucci. L'assegno, che sostituiva quello di divorzio, evitava per Patrizia Reggiani il rischio che l'ex coniuge chiedesse la revisione degli alimenti e si cautelava in caso di morte dell'obbligato". Allegra e Alessandra ribattono che la donna ha ucciso Gucci, ma la Corte ritiene che "il comportamento, penalmente sanzionato, di Patrizia Reggiani, non ha avuto rilievo con gli accordi precedentemente raggiunti con Maurizio Gucci ed è irrilevante in relazione agli stessi. Ogni altra valutazione attiene all'ambito morale e non strettamente giuridico e quindi non influenza l'interpretazione dell'accordo".