Un altro errore: fidarsi di donne non del mestiere
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Sognava un futuro da pericoloso capo banda. Lo hanno risvegliato gli uomini del Gis con una carica esplosiva che ha messo fine ai sogni e alla latitanza. Credeva di essere al sicuro, Domenico Cutrì, nel suo covo di Inveruno. Invece gli inquirenti erano sulle sue tracce da giorni. A incastrarlo, le intercettazioni telefoniche e i tanti errori della sua banda improvvisata.
Una valigia buttata in un bosco, le chiavi dell'auto rubata - con a bordo tutto l'arsenale della banda - perse, quelle telefonate in gergo da gangster: sono state decine le tracce lasciate dagli uomini di Cutrì. E gli investigatori non se ne sono lasciata scappare nemmeno una. "Dobbiamo portare da mangiare alla gallina bianca e a quella nera".
Le altre sono scappate" dice al cellulare uno dei compari. La gallina bianca è lui, il boss. Quella nera il fedele amico Luca, suo compagno nel covo di Inveruno. Quando arriveranno, in quel nascondiglio improvvisato troveranno di tutto: latte, pasta, nutella, film. "Abbiamo portato un camion intero di roba" dicono ancora al telefono gli scagnozzi.
E' proprio così. Ci sono persino cartoni animati e otto valigie di vestiti tutti per lei, Carlotta Di Lauro. E' la ragazza a occuparsi della fase logistica della fuga. La fidanzata di Antonino ha persino fatto trovare a Mimmo una gigantografia che lo ritrae col fratello morto in quella casa. Voleva essere Eva Kant, è finita in manette.
A farle da contraltare, un'altra donna, Antonella Lantone, la madre. Che oggi dice "i miei figli non volevano fare male a nessuno, il loro era solo un atto dimostrativo". E in questa frase c'è tutto il succo amaro di questo melodrammatico giallo di provincia.