Il racconto a Tgcom24

Fase 2, cartoleria storica di Milano pronta a rialzare la saracinesca ma "organizzarsi è stato tutto in salita"

Nemmeno le bombe degli Alleati avevano bloccato il negozio in zona Stazione Centrale. Lunedì si riparte, col plexiglass. A Tgcom24 le peripezie della titolare del negozio: "Aspetto il primo cliente"

02 Mag 2020 - 07:30
Organizer per matite colorate © dal-web

Organizer per matite colorate © dal-web

Neanche i bombardamenti degli Alleati su Milano hanno interrotto l'attività di famiglia, che, presente in zona Stazione Centrale dal 1919, fu rilevata dal bisnonno nel 1940. Ci ha pensato il coronavirus a far abbassare la saracinesca della storica cartoleria di via Settembrini per due mesi. "Lunedì 4 maggio finalmente riaprirò il negozio - spiega a Tgcom24 l'attuale titolare Mariacarla, - ma non ho potuto approfittare della settimana di anticipo per adeguarmi a tutte le disposizioni richieste, perché non ho trovato un artigiano che chiedesse alla Prefettura il permesso di venire a montarmi la barriera di plexiglass". "E' un mio scrupolo metterla, certo, - precisa, - ma la protezione del bancone ci potrà essere solo lunedì mattina. Poi attenderò, finalmente, il primo cliente". 

"Ci tengo a riaprire il mio negozio e lo faccio con grande entusiasmo - afferma a Tgcom24 Mariacarla, alla quarta generazione di gestione della Cartoleria Bonfioli a Milano. - L'ordinanza regionale non ci ha permesso di farlo prima, ma ora con il Dpcm del 26 aprile anche noi cartolerie torneremo a offrire servizi al pubblico, non solo articoli per la scuola e l'ufficio, ma anche fotocopie, fax".

"Purtroppo, però, - denuncia - non ho potuto sfruttare la settimana che ci era stata concessa per adeguarci a tutte le misure di sicurezza decise e a nulla sono valse le telefonate alla polizia locale di zona, al call center della Regione Lombardia e alla prefettura di Milano per avere risposte in tempo ed evitare sanzioni".

Cosa è successo, esattamente? "Dal 27 aprile mi sono recata in negozio, che è di piccola metratura, per organizzarlo: rimodulazione dell'orario di lavoro; gel igienizzante a disposizione e cartello all'ingresso, con il quale invito a entrare un cliente alla volta con mascherina e guanti, che indosserò anch'io. Ma solo lunedì mattina arriverà l'artigiano che deve installare il plexiglass al bancone, che ho già fatto arrivare e che farò montare per mio scrupolo. Prima di lunedì non ho trovato nessuno che potesse farlo, perché la richiesta di permesso alla prefettura probabilmente non valeva la candela. E sussiste un altro problema".
 

"Per motivi personali, infatti, non guido, quindi solitamente mi accompagna in negozio mio marito, ma nessuno ai numeri interpellati ha potuto rispondermi se può farlo senza incorrere in sanzione. E' tutto soggetto a chi lo fermerà oppure, per evitare i mezzi pubblici che ritengo non troppo sicuri, andrò a piedi, perché l'importante in ogni caso è ricominciare", sottolinea.

"In tanti, dei piccoli esercizi commerciali nella mia via, non riapriranno - conclude. - Io sono fortunata, non ho un affitto da pagare o dipendenti, anche se nei mesi di stop c'erano ugualmente da pagare bollette e fornitori. Mi rifaccio allo slogan di mia nonna che sosteneva: 'Nel piccolo vien fuori il pane' e, cioè, che anche nei momenti di difficoltà i negozi di vicinato potranno sopravvivere. Confido molto nella gente che torni a comprare sotto casa. Io aspetto i miei clienti, come al solito, anche dietro alla barriera di plexiglass e il sorriso sarà nascosto dalla mascherina, ma la gioia di essere tornata sarà evidente".

Gabriella Persiani

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